Negli ultimi anni le ulcere cutanee hanno assunto un’importanza rilevante nella pratica medica e infermieristica, in particolare, le ulcere degli arti inferiori colpiscono la maggior parte della popolazione in età avanzata con il 3,5% della popolazione over 65 e con un’incidenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Esse a causa del concomitante aumento di malattie croniche e disabilitanti rappresentano una vera e propria patologia invalidante in cui non è possibile seguire una terapia unica e standardizzata. Infatti le metodiche eseguite variano dal trattamento farmacologico a quello chirurgico, passando per l’utilizzo di medicazioni avanzate e l’ossigenoterapia.
L’ossigenoterapia normobarica distrettuale è una metodica che può essere eseguita da personale infermieristico adeguatamente formato, si tratta di una camera, ma a differenza di quella iperbarica è costituita da un contenitore, un coperchio e uno sportello in cui l’arto viene introdotto da un lato attraverso un’apertura circolare, all’interno della quale è possibile applicare delle guarnizioni circolari intercambiabili, con foro di diametro variabile, di gomma o silicone, allo scopo di dare un tenuta ermetica a tutto il dispositivo.
L’ossigeno viene fornito attraverso un apposito ugello erogatore collegato all’ossigeno ospedaliero o ad una bombola esterna. Il principio di tale dispositivo è quello di far arrivare ossigeno ai tessuti lesi per contatto e non come avviene nella camera iperbarica attraverso il sangue, infatti la percentuale di ossigeno erogata è pari al 95% rispetto al 23% applicata nella camera iperbarica, pertanto nella camera normobarica viene a mancare il meccanismo dell’aumento dell’ossigeno sciolto nel plasma e viene invece compensato dall’aumento di concentrazione dell’ossigeno a contatto con l’ulcera.
Da ciò ne consegue che tale metodica presenta numerosi vantaggi, quali l’assenza di controindicazioni locali e sistemiche, maggiore compliance del paziente e riduzione dei costi rispetto alla camera iperbarica. La camera normobarica distrettuale è stata utilizzata presso il centro medico chirurgico Dama Salus di Trani e presso altri centri; il suo utilizzo si è rivelato molto soddisfacente. Nel suddetto centro, nel periodo che va da Gennaio a Novembre 2014 sono stati presi in analisi 40 casi di pazienti affetti da ulcere degli arti inferiori di varia origine.
Il campione analizzato è composto da 24 donne e 16 uomini di età compresa tra i 50 e gli 85 anni, i quali presentavano:
- 20 pazienti ulcere di origine vascolare;
- 16 pazienti ulcere di origine diabetica;
- 4 pazienti ulcere di tipo traumatico.
Il diametro di tali ulcere variava dai 2 ai 6 cm, alcune con fondo necrotico, alcune essudanti e altre scarsamente granuleggianti e con cute perilesionale disidratata e ipercheratosica.
I pazienti sono stati informati sul trattamento di Ossigenoterapia Normobarica Distrettuale dal personale medico e infermieristico, che si è occupato di raccogliere l’anamnesi e documentare lo stato delle ulcere, attraverso fotografie fatte, prima, durante e alla fine della terapia, con una camera digitale.
I pazienti sono stati sottoposti al trattamento per 10 mesi della durata di un ora a seduta, suddiviso per i primi mesi a tre sedute settimanali, successivamente si è passati a due sedute settimanali, fino al raggiungimento di una seduta alla settimana. Alla fine di ogni seduta è stata applicata una medicazione avanzata in base alla tipologia dell’ulcera. Alla fine dei trattamenti i risultati hanno rilevato:
- la riduzione delle secrezioni e la comparsa del tessuto di granulazione nel 25% dei casi;
- la riduzione del diametro della lesione fino alla chiusura completa nel 60% dei casi;
- mentre ne 15% dei casi il risultato è stato nullo.
Da quanto esposto, non si può che trarre una conclusione positiva circa l’applicazione dell’Ossigenoterapia Normobarica Distrettuale per la cura delle ulcere degli arti inferiori. La letteratura è ricca di evidenze che riguardano l’azione dell’ossigeno nel processo riparativo delle cellule, però è utile considerare l’importanza di aver accostato, a tale trattamento, l’uso di medicazioni avanzate, che garantiscono il mantenimento del microambiente nel letto di lesione, permettono la rimozione di essudati e ambiente necrotico e rendono possibile una temperatura costante e la permeabilità all’ossigeno.
Ad ogni modo, purtroppo, ad oggi non esistono evidenze forti da orientare nella scelta di una medicazione piuttosto che un’altra, pertanto la scelta deve essere attenta e prudente da parte dello specialista e inoltre sicuramente in futuro sarà necessario ottenere dati maggiormente attendibili con studi clinici controllati su un numero ancora più rilevante di pazienti, rimane comunque fondamentale l’approccio multidisciplinare e l’attuazione di validi protocolli per una corretta gestione delle ulcere.
Rosa Tupputi
Marta Visentini
BIBLIOGRAFIA
Amato G., Madeyski P., Babbo G.A., Bartelloni A.: ”Le lesioni trofiche degli arti inferiori: loro terapia con la camera distrettuale di madeyski”, 2003
Errico M., Maldarella F., Colombi I.: “L’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) nel trattamento delle ulcere degli arti inferiori in pazienti arteriopatici non diabetici”, 1990
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