Le opportunità per la professione raccontate nella prima giornata, 28 ottobre, del convegno organizzato dall’Ipasvi di Chieti. In tanti pensano solo al posto pubblico
CHIETI – Avviso agli infermieri italiani: il lavoro c’è, basta trovarlo. O, se si preferisce, basterebbe non pensare solo al posto fisso in un ospedale o nell’azienda sanitaria.
Non si tratta di una provocazione ma dei primi segnali di una rivoluzione che, però, va detto solo gli infermieri possono realizzare. C’è chi ha cominciato a seminare in questa direzione e la sua esperienza l’ha voluta portare all’attenzione della platea che ha affollato l’auditorium del rettorato dell’Università di Chieti.
L’occasione è offerta dal convegno, organizzato dal Collegio Ipasvi della cittadina abruzzese, nel quale si discute di “Scenari in ambito infermieristico: sfide e opportunità”.
Due facce della stessa medaglia (la sfida che è diventata opportunità di lavoro o potrebbe diventarla per i futuri laureati in scienze infermieristiche) di una professione che ha davanti a sé una prateria di possibilità occupazionali, ma si rifugia nel recinto del posto fisso.
“Per mentalità oggi l’infermiere pensa solo al settore pubblico o a lavorare sul territorio nelle cooperative” spiega Pierluca Narrraccio direttore di Dedicare. “Io invece sono infermiere che ha scelto di fare l’imprenditore e di fare diventare questa professione un’impresa”. Narraccio racconta come lui abbia avuto il coraggio di investire su se stesso e prova a scuotere le future generazioni: “L’infermiere è un professionista che deve farsi trovare pronto ai futuri cambiamenti” ammonisce.
Qualcosa, però, cambia anche nel settore pubblico: lo spiega Domenico Antonelli, Direttore Uoc professioni sanitarie della Asl Bat, che, nella prima giornata di convegno a Chieti, ha illustrato il progetto realizzato proprio nella sesta provincia pugliese e allargato a tutta la regione, degli ambulatori della cronicità gestiti da infermieri: “Bisogna eliminare le degenze inappropriate soprattutto peri malati cronici. Ogni giorno in più di degenza costa quanto 50 giorni di cure domiciliari” spiega.
Le nuove aree dove investire in infermieristica, insomma, non mancano: sempre nel settore pubblico ci sono le Unità di degenza infermieristica attivate, tra mille difficoltà e qualche battaglia giudiziaria approdata davanti al Tar, dall’Asl Roma 2, racconta Barbara Porcelli, responsabile Udoc Psaio di quell’Azienda sanitaria.
Così come ci sono i nuovi ambiti con i quali devono confrontarsi gli infermieri, aggiunge Vianella Agostinelli, Direttore della Direzione infermieristica Ausl Romagna – ambito territoriale di Rimini: “Sono l’infermiere di famiglia-comunità, l’assistenza domiciliare, quella ambulatoriale e l’ospedale di comunità”.
Opportunità da cogliere come quella della ricerca clinica: “Un campo inesplorato dagli infermieri – racconta Sebastian Banus, direttore della Global Clinical Trials Globale Care -. Gli infermieri possono essere anche ricercatori e fare carriera in questo settore” aggiunge. Anche se poi c’è da scrollarsi di dosso quel senso di subalternità nei confronti dei medici: “Gli infermieri non saranno totalmente indipendenti – ammonisce Banus – sino a quando non faranno la loro ricerca”. Un’altra opportunità di lavoro, basta cercarlo.
Salvatore Petrarolo
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