Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera, scritta dal coordinamento regionale del sindacato degli infermieri.
Gentile Direttore,
lunedì è saltato il tentativo di conciliazione previsto dalla legge che regolamenta le procedure sullo sciopero perché la parte pubblica non si è presentata all’incontro con il sindacato degli infermieri. Parlo di sindacato degli infermieri perché il Nursing Up non rappresenta tutto il comparto sanità, ma solo la parte infermieristica. Stiamo parlando di quei 270mila professionisti che lavorano nelle strutture del Ssn e che rappresentano, come molti sostengono, il motore della sanità.
Questa è la condizione in cui versa lo Stato italiano! Il sindacato chiede di esperire, come prescritto dalla legge, il doveroso tentativo di conciliazione e i rappresentanti dello Stato se ne fregano! Tutto ciò accade dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato, con sentenza n. 178 del 2015, l’illegittimità costituzionale del blocco della contrattazione collettiva e il congelamento degli aumenti contrattuali. Uno schiaffo alla legge ordinaria all’interno di una cornice che mortifica il dettato costituzionale! Poi ci si lamenta quando i cittadini, i lavoratori, non rispettano le regole! Il cattivo esempio chi lo ha fornito?
Sullo stesso comunicato Ansa si legge un messaggio del presidente del sindacato: “Se non ci saranno dunque risposte adeguate entro domattina […], proclameremo lo sciopero nazionale degli infermieri del Servizio sanitario nazionale (Ssn), che porterà al blocco degli ospedali e dell’attività delle sale operatorie”. Di chi sarà la responsabilità? Certo non del personale infermieristico, considerato il menefreghismo della politica e delle istituzioni.
A prescindere da come si concluderà la questione appena illustrata, vogliamo esprimere il nostro più vivace dissenso alla sottoscrizione di un contratto quale quello che l’Aran, su infelice mandato del Governo e con l’aiuto del Comitato di settore, ha voluto proporci. Il perché è semplice! Si tratta di un contratto offensivo per chi manda avanti gli ospedali e si prende cura di chi sta male. Di un contratto che mira alla violazione del dettato normativo e minaccia la salute psico-fisica degli infermieri. Di un contratto che mette a rischio la sicurezza, e quindi la vita, degli utenti del Ssn. Di un contratto che muove i suoi passi per ottemperare formalmente, ma non nella sostanza, al richiamo della Corte Costituzionale circa l’illegittimo blocco della contrattazione. Di un contratto che offende la giustizia organizzativa e disconosce gli oneri derivanti dalla responsabilità.
Punto per punto andiamo a sostenere le nostre affermazioni.
– È offensivo per gli infermieri non solo per le 85 euro lorde dopo 10 anni, ma perché disconoscono il loro ruolo, il loro livello professionale, la loro formazione universitaria, le loro responsabilità, l’impegno che mettono ogni giorno per sostenere i più deboli in un contesto sanitario pubblico disastrato dal punto di vista delle risorse.
– Mira alla violazione del dettato normativo perché chiede deroghe, non più consentite, alla legge sull’orario di lavoro. Il provvedimento normativo è entrato in vigore il 25 novembre 2014, ha previsto il riallineamento alla normativa europea e l’abrogazione delle illegittime precedenti disposizioni, ufficialmente in vigore a partire dal 25 novembre 2015. Da tale data tutte le amministrazioni sono obbligate a garantire direttamente e immediatamente l’attuazione delle tutele in precedenza negate.
– Minaccia la salute psicofisica degli infermieri perché li costringe a continuare a vivere subendo un ormai insopportabile demansionamento, che li comprime tra il rischio di fornire un’assistenza frettolosa e superficiale e la frustrazione di non poterla erogare perché impiegati a svolgere compiti propri del personale ausiliario e di supporto. Inoltre perché, lavorando continuamente sotto organico, vengono impiegati per un numero di ore molto superiore a quelle previste dal Ccnl e dalla legge e sono costretti a farsi carico di una quantità eccessiva di pazienti e di attività, rispetto a quella prevista, raccomandata o tollerabile.
– Mette a rischio la sicurezza dei pazienti perché la stanchezza dovuta a turni prolungati e all’inadeguatezza degli organici, lo stress lavoro-correlato e il demansionamento aumentano vertiginosamente la possibilità di generare errori che possono danneggiare i pazienti.
– Ottempera formalmente al principio sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 178 del 2015, ma non nella sostanza, semplicemente perché finge un rinnovamento che in realtà non ci sarà: prevede una classificazione del personale infermieristico “figurativa”, transitoria e senza quantificarne la parte economica e, soprattutto, rimandando a fantomatiche discipline di regolamentazione che chissà se e quando avverranno; chiede deroghe al rispetto della normativa sull’orario di lavoro, preservando una situazione ormai fuori legge allo scopo di non adeguare gli organici; mira ad indebolire la struttura organizzativa della professione, connotando le funzioni di coordinamento come funzioni ad esaurimento; non rivaluta economicamente le indennità quali, ad esempio, quella della pronta disponibilità, ma non solo…
– Offende la giustizia organizzativa e disconosce gli oneri derivanti dalla responsabilità poiché prevede, in linea con la teoria della piramide rovesciata, un incremento economico maggiore rispetto a quanto sarebbe previsto dal tabellare stipendiale per le retribuzioni più basse. Cosa possibile e auspicabile solo evitando un rinnovo contrattuale all’insegna dell’appiattimento e del disconoscimento dei livelli di responsabilità e delle funzioni.
Concludendo: oggi è considerato un delinquente chi commette un omicidio stradale poiché l’atteggiamento psicologico del reo è quello di chi, consapevole della pericolosità della propria condotta, ne accetta il rischio in totale dispregio delle pressoché inevitabili conseguenze della stessa. Come dovremmo considerare chi propone e chi firmerà questo contratto?
Coordinamento Nursing Up Regione Lazio
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