Riflessioni all’indomani di uno sciopero che è servito a ritrovare unità.
Si è appena concluso lo sciopero. La manifestazione romana, indetta dai sindacati di categoria Nursind e Nursing Up, ha visto la partecipazione massiccia degli infermieri italiani (oltre ogni più rosea aspettativa), ma non ha scongiurato la scellerata scelta dei sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil e Fsi di apporre la loro firma su un contratto al ribasso e offensivo per l’intera professione e per i professionisti della salute.
L’unico aspetto recepito, diciamo così, è il riconoscimento del tempo di cambio tuta (15 minuti), ma era una cosa dovuta, viste le numerose sentenze che la magistratura ha emesso in tal senso, obbligando molte aziende a riconoscerlo. Parliamo, quindi, di un recepimento che era già un diritto di fatto, sebbene non fosse per nulla scontato.
La rabbia e la frustrazione degli infermieri, alla notizia della firma, si è subito riversata sui social, dando vita a un tamtam assordante di contrarietà. Tanto è grande la delusione quanto infinita è la voglia di non mollare. E allora che fare ora? Io stesso, in un paio di articoli precedenti, ho avuto modo di dire che questo contratto, da rispedire al mittente, sarebbe stato firmato e che ci saremmo dovuti accontentare. Possiamo storcere il naso quanto vogliamo, ma l’esito era già scritto.
Dunque è stato inutile manifestare? Assolutamente no, perché per la prima volta dopo più di vent’anni ci siamo trovati uniti. E ciò che ci ha uniti è una parola semplice, ma carica di significato: DIGNITÀ. Quella dignità che anche oggi è stata vilipesa. Quella dignità che, da ora in avanti, sarà la nostra parola d’ordine, ci farà ritrovare più uniti e più forti di prima.
Come ho avuto modo di dire in più occasioni, quello di ieri non era e non poteva essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Tanto più lo è oggi, dopo la firma apposta in nostro nome da pseudo-sindacati che non ci rappresentano più, al di là di leggi e regolamenti a loro favorevoli. Ieri abbiamo dimostrato che siamo una forza, ma soprattutto, che non ci fermeremo più e che con la questione infermieristica tutti dovranno fare i conti.
È alle porte un nuovo rinnovo del contratto, perché questo è già praticamente scaduto. Inoltre sono alle porte le elezioni politiche, e spero che sapremo distinguere nell’urna chi è amico degli infermieri e chi no. Alle porte sono anche, sul fronte sindacale, le elezioni per il rinnovo delle Rsu, e lì potremo dimostrare quanto i sindacati che hanno firmato questo scempio non ci rappresentano più, e potremo dare invece maggiore forza ai sindacati di categoria.
Ma oggi voglio andare oltre le dinamiche contrattuali. Perché oggi più che mai, e dopo questo ulteriore schiaffo all’intera professione, la questione infermieristica si pone in tutta la sua dirompente drammaticità. Purtroppo non ha trovato soluzione in questo contratto, riguardante solo i dipendenti pubblici, che sono sì una grossa fetta della professione, ma non sono tutta la professione. Ci sono ancora situazioni che gridano vendetta e che non possiamo tacere (ad esempio nella sanità privata, nelle false partite Iva, nel drammatico problema della disoccupazione dei giovani colleghi, nello sfruttamento degli infermieri, conosciuto come demansionamento), perché questa guerra di dignità la vinceremo tutti insieme, o non la vinceremo affatto.
Oggi non è più solamente battaglia per un contratto di lavoro, non è più solamente questione economica, per quanto umiliante e frustrante sia. Da oggi parliamo di una guerra vera e propria, di una guerra per affermare la dignità degli infermieri. Di tutti gli infermieri, anche di chi è disoccupato, a fronte di carenze esorbitanti, e di chi è costretto a emigrare per cercare maggiore fortuna. Ieri, tanto per dirne una, alla manifestazione c’erano infermieri venuti dall’Inghilterra. Infermieri italiani che anche lì stanno facendo valere la loro dignità e che sono venuti a portarci la loro solidarietà.
Detto questo, propongo, sapendo già che ci sarà una disponibilità di massima, che il nostro Ordine professionale, nel rispetto del suo ruolo di difesa della dignità professionale, riunisca intorno a un tavolo tutte le anime della professione. Propongo che si analizzi la questione infermieristica a 360 gradi e che da quel tavolo escano tre cose fondamentali:
- un chiaro e inequivocabile distinguo tra chi è con noi e chi no;
- un progetto che porti soluzioni fattive a 360 gradi alla questione infermieristica;
- un impegno chiaro degli attori in gioco a contribuire, ciascuno per le proprie prerogative e competenze, alla realizzazione dello stesso.
Infine propongo che il nostro Ordine mantenga una sorta di regia e di indirizzo sulle questioni, in modo da assicurare un’azione coordinata di tutti gli attori nelle iniziative che gli stessi porranno in essere. Che l’Ordine sia, quindi, una sorta di garante del progetto, l’elemento qualificante di una ritrovata e granitica unità d’intenti.
Per concludere, voglio ribadire che ci stiamo approcciando a una vera e propria guerra, anche se non sarà una guerra combattuta con fucili e cannoni. Sarà una guerra di giustizia e di contenuti, che dovranno essere di tutti, perché solo così potremo vincerla. Solo affrontando la questione infermieristica nella sua globalità, e senza lasciare nessuno indietro, saremo più forti delle forze ostili. Insomma, oggi comincia una guerra di dignità. La dignità di tutti gli infermieri italiani, nessuno escluso.
Angelo De Angelis
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