Il celebre cantante si era recato in ospedale per l’applicazione di un’ingessatura. Non risultano infermieri coinvolti nell’indagine interna.
Assistere un paziente Vip è un’esperienza estremamente delicata da gestire. In effetti, oltre agli obiettivi clinici legati al proprio ruolo, l’infermiere, come ogni altro professionista sanitario, è chiamato in questo caso a sforzi ulteriori, soprattutto per tutelare la privacy del proprio paziente, tenendolo al riparo sia da occhi indiscreti sia dall’altrui, umanissima, curiosità.
Ne sanno qualcosa all’Ipswich Hospital, dove il celebre cantante Ed Sheeran si era recato lo scorso ottobre, per l’applicazione di una ingessatura, sfortunato esito di una caduta in bicicletta. Durante la sua breve permanenza nella struttura ospedaliera, l’artista britannico era stato oggetto di molte attenzioni da parte dello staff, tanto da essere subissato di richieste di autografi e selfie.
Per un cantante in cima alle classifiche mondiali e abituato a essere sotto i riflettori non deve essersi trattato di un inconveniente particolarmente seccante. D’altronde, una foto dell’avambraccio ingessato era stata pubblicata dallo stesso Sheeran sul proprio profilo Instagram, dove si comunicava che, a seguito dell’infortunio, alcune tappe di un tour asiatico sarebbero state cancellate, con evidente disappunto dei fan.
Il comportamento dello staff dell’Ipswich Hospital non è stato però gradito dal management del Trust, che ha avviato un’indagine interna, conclusasi poche settimane fa col licenziamento di un dipendente amministrativo e l’irrogazione di una sanzione disciplinare per un medico. I due sono stati ritenuti colpevoli di aver “spiato” la cartella clinica del cantante, in assenza di una valida motivazione legata allo svolgimento della propria attività.
Insomma, una curiosità pagata a caro prezzo. Non risulta, al momento, che vi siano infermieri dell’ospedale coinvolti nell’indagine, ma non vi è dubbio che il clamore mediatico suscitato dalla vicenda spingerà anche loro, in futuro, a rispettare con religioso scrupolo la normativa britannica vigente in tema di information governance, ovvero di trattamento dei dati personali. Una normativa, peraltro, ulteriormente irrigidita dalla fresca entrata in vigore, anche nel Regno Unito, del nuovo regolamento europeo in materia, denominato General Data Protection Regulation (GDPR).
Luigi D’Onofrio
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