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Toscana, arriva la delibera regionale sull’infermiere di famiglia e comunità

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Toscana, arriva la delibera regionale sull'infermiere di famiglia e comunità
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Soddisfatti i presidenti degli Opi provinciali: “Una risorsa per i cittadini e per la nostra sanità”.

«Un passo importante per la professione infermieristica e per i cittadini». È compatta la reazione dei presidenti Opi delle province toscane in seguito alla delibera della Giunta regionale sull’infermiere di famiglia e di comunità. Il documento indica il quadro di riferimento, la definizione, le caratteristiche del modello, la responsabilità, le funzioni, le competenze e il relativo percorso formativo per la nuova figura.

Il modello assistenziale “Infermiere di famiglia e di comunità” rappresenta sul territorio l’evoluzione di funzioni professionali già svolte per la salute della collettività ed è basato su alcuni concetti portanti, tra cui quello della prossimità con la persona, la famiglia e il suo contesto di riferimento sociale. Tale figura, in coerenza con il Piano Nazionale Cronicità, cura il monitoraggio dello stato di salute degli assistiti mediante visite domiciliari, follow up telefonici, telemedicina, in modo da evitare che sia la persona a rivolgersi ai servizi solo quando sono già presenti disturbi o complicazioni. Inoltre presidia i passaggi di setting assistenziale, con particolare riguardo agli aspetti più critici della continuità delle cure, facendosi garante della presa in carico lungo l’intero percorso assistenziale, interviene fornendo consigli sugli stili di vita e sui fattori comportamentali a rischio, conosce la rete dei servizi presenti in quello specifico territorio ed è quindi in grado di orientare e facilitare l’accesso appropriato e tempestivo dell’utente a tutti i servizi della rete.

«L’infermiere di famiglia e di comunità – chiarisce Paolo Zoppi, direttore del Dipartimento infermieristico Asl Toscana Centro – è un infermiere di riferimento, una guida nei percorsi di salute, un facilitatore, un orientamento. Il rapporto fiduciario, certo, resta quello con il medico di famiglia, ma ora il cittadino avrà un riferimento in più».

Questo, invece, il commento di Danilo Massai, presidente dell’Opi Firenze-Pistoia: «È un messaggio molto forte, quello che passa con questa delibera, un’importante risposta di servizio, di prossimità alla famiglia. La nostra è una delle prime regioni che ha compiuto tale passo. Finalmente viene riconosciuta la responsabilità infermieristica e l’infermiere diventa un attore primario, che lavorerà in sinergia con i medici, i servizi sociali, e con le aziende sanitarie di riferimento. È importante che cittadini, oltre ad avere il medico di riferimento, abbiano anche l’infermiere di famiglia. Una scelta utile pure per evitare accessi inutili e l’intasamento del pronto soccorso. Come ordine di Firenze-Pistoia, siamo orgogliosi che ci sia stata la giusta attenzione del mondo politico su questo tema e che gli Ordini toscani siano stati compatti in questo cammino. Il servizio verrà svolto anche per garantire cure odontoiatriche a casa. Per quanto riguarda la formazione, richiederemo uno specifico master universitario».

I presidenti provinciali Opi in Toscana si sono riuniti la scorsa settimana nella sede di Opi Firenze-Pistoia anche per valutare la possibilità di creare un consorzio tra Ordini, che si dovrebbe occupare solo della parte amministrativa e formativa, sollevando di fatto gli attuali enti ordinistici dall’incombenza e dalla responsabilità dei relativi adempimenti (per esempio, la gestione della privacy, la formazione, la sicurezza ambientale).

«È sicuramente un passo in avanti per gli infermieri – spiega Emiliano Carlotti, presidente Opi Pisa – e, come Ordine, dobbiamo vigilare sull’attivazione della delibera e sulla sua messa in pratica, in modo che non diventi solo una figura dispensatrice di prestazioni, bensì un punto di riferimento per i cittadini».

«È una buona notizia, che aspettavamo da tempo – dice Gabriele Panci, presidente Opi Prato –. È il primo concreto per potenziare i servizi sul territorio. Credo possa portare a dei grossi miglioramenti per la salute delle persone e incidere sulla diminuzione degli accessi al pronto soccorso. Ci auguriamo che questa figura venga inquadrata sotto l’aspetto della presa in carico del paziente in toto e non in modo prestazionale, come è stato a volte pensato».

«La nascita della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità in Toscana è decisamente una bella notizia per la nostra professione – commenta Giovanni Grasso, presidente Opi Arezzo –. Per questo, come Ordini del territorio regionale, insieme a tanti colleghi impegnati da tempo sulla questione, abbiamo garantito un importante contributo al contenuto della delibera, che è stata approvata il 4 giugno e, soprattutto, alla sua futura attuazione».

«Siamo contenti, ma c’è ancora qualche scalino da salire – precisa Catia Anelli, presidente Opi Lucca –. Da nove anni, al polo didattico di Lucca, si svolge un master per “Infermiere di famiglia e di comunità”, in collaborazione con l’Università di Pisa. Sono stati dunque già formati circa 200 infermieri in questo ambito e perciò è importante capire come inquadrare, alla luce della nuova delibera, chi ha già fatto formazione per diventare infermiere di famiglia e di comunità, in modo da non creare confusione tra professionisti e cittadini».

«Nel nostro territorio la delibera è già sotto studio per iniziare il lavoro che c’è da fare – dice Marcella Zingoni, presidente Opi Livorno –. Con questa novità sicuramente migliorerà la percezione che dell’infermiere ha il cittadino».

«È una delibera attesa, illuminata e fortemente voluta – commentano Nicola Draoli, presidente Opi Grosseto, e Michele Aurigi, presidente Opi Siena –. È una risposta prima di tutto al cittadino, che per la cura della sua salute ha bisogno di qualcuno che lo indirizzi e che lo sostenga. È auspicabile, però, per gli infermieri che scelgono di operare in questo ambito, un percorso formativo adeguato, che permetta di acquisire le giuste conoscenze e anche il giusto riconoscimento economico legato alla specializzazione. Dal canto nostro, ci impegneremo a monitorare la corretta attuazione della delibera».

«Questa delibera traghetta verso il futuro la professione infermieristica – dice infine Luca Fialdini, vicepresidente Opi Massa Carrara –. La figura dell’infermiere che si prende carico dei cittadini di tutte le età per sostenerle e promuovere la prevenzione è molto importante. Con gli altri Opi della Toscana stiamo lavorando sulla Legge 219 del 2017, che regolamenta il fine vita. E in questo l’infermiere di famiglia e di comunità avrà un ruolo cruciale».

Redazione Nurse Times

 

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