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Clamoroso UK: dirigenza del più grande sindacato infermieristico sfiduciata dagli iscritti

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Clamoroso UK: dirigenza del più grande sindacato sfiduciata dai propri iscritti
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Non hanno completamente capito la proposta di rinnovo del contratto collettivo pubblico

Si sono soffermati solo sugli aspetti principali dell’accordo, trascurando i dettagli.

Hanno impostato una campagna di comunicazione distorta dall’intento di farlo approvare ai propri iscritti. Sono stati sfiduciati a grande maggioranza ed ora pagheranno i loro errori con dimissioni collettive forzate.

Nella giornata di ieri, a Birmingham, si è consumato un evento storico storico per l’infermieristica britannica, che segna un epilogo clamoroso della lunga querelle del rinnovo del contratto collettivo pubblico della categoria, della sua approvazione e delle feroci contestazioni che ne sono seguite, contro la dirigenza del Royal College of Nursing (RCN), il più grande sindacato infermieristico al mondo, forte di ben 400.000 iscritti.

Per la prima volta nella lunga storia di questa gloriosa associazione, infatti, è passata la mozione di sfiducia contro il Council, l’organo preposto alla sua dirigenza, in merito ai comportamenti tenuti durante e dopo l’approvazione del pay deal, il contratto collettivo pubblico, proposto dal Governo inglese a marzo 2018, votato dai membri del sindacato con larga maggioranza a favore (80%) a giugno ed entrato in vigore un mese dopo.

Le prime buste paga avevano infatti rivelato a molti infermieri che qualcosa non era andato esattamente secondo i piani, che già prevedevano un magro aumento iniziale dei salari del 3%: in molti, infatti, si erano visti corrispondere solo la metà di quanto promesso, se non meno.

La confusione e le polemiche scaturite da questa amara sorpresa avevano costretto la stessa Segretaria RCN, Janet Davies a presentare una lettera di scuse a tutti gli iscritti entro 24 ore, ammettendo che vi erano elementi dell’accordo che non erano stati correttamente compresi.

Le “apologies”, tuttavia, non erano bastate a molti iscritti e neppure la frettolosa costituzione di una commissione d’inchiesta indipendente e le dimissioni della stessa Davies, a fine Agosto, si erano rivelate sufficienti a bloccare una richiesta, presentata da oltre 1.000 infermieri, di indire un congresso straordinario RCN, per approvare una mozione di “no confidence”, ovvero di sfiducia, nei confronti dei membri del Council,.

Il rapporto finale della commissione d’inchiesta, reso pubblico solo nella notte tra il 27 ed il 28 Settembre, aveva confermato le impressioni riportate nella relazione preliminare, come già riportato all’inizio: lacune ed errori nella comprensione dell’accordo e nel conteggio degli aumenti salariali, forzature nella comunicazione ai propri iscritti. E’ stato il tuono che ha preceduto il temporale: in rappresentanza di 14.000 votanti online, che rappresentano però un basso turnover (solo il 3.4% degli iscritti RCN), centinaia di delegati hanno ieri votato per la sfiducia al Council, con una maggioranza del 78%.

Grandi nomi dell’infermieristica britannica, come la segretaria pro tempore Dame Donna Kinnair, saranno ora costretti a presentare dimissioni collettive, mentre la nuova dirigenza sarà chiamata ad un lavoro titanico, non solo per recuperare la fiducia di una categoria già preda di fortissimi malcontenti (per ragioni non esclusivamente economiche), ma anche per correggere la rotta di una rappresentanza sindacale che più volte, durante questa vicenda, ha manifestato, da un lato, comportamenti remissivi, ai limiti della compiacenza, nei confronti del Department of Health (il Ministero della Salute), dall’altro ha più volte espresso una condotta supponente e quasi arrogante nei confronti degli infermieri e degli stessi iscritti. In una lettera inviata prima dell’apertura delle votazioni sul pay deal, per esempio, si affermava che, “in caso di mancata approvazione, non ci sarebbero state alternative, perché le contrattazioni erano concluse” e che si sarebbe tornati alla situazione di stallo degli stipendi pre-accordo. Più di recente, in comunicazioni interne trapelate poi al grande pubblico, i promotori della mozione di “no confidence” sono stati qualificati più o meno come un manipolo di sovversivi. Sono perciò sembrate tardive e ambigue le assunzioni di responsabilità contenute in un’ultima comunicazione pre-congressuale, in cui si dichiarava anche  l’intenzione di revisionare i processi interni e di prestare maggiore ascolto alla base del sindacato.

Ad ogni buon conto, è una vicenda che insegna una lezione importante e preziosa, anche per i colleghi italiani.

Luigi D’Onofrio

 

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