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Ancona: perde la figlioletta che portava in grembo e muore durante il parto indotto. La Grillo invia ispettori

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Ancona, perde la figlioletta che portava in grembo e muore durante il parto indotto. La Grillo invia ispettori
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Si indaga per omicidio colposo sulla morte di una donna di 34 anni, Zohra Ben Salem, già madre di due figli, tunisina residente da tempo a Loreto, avvenuta al Salesi di Ancona

La donna è morta mentre partoriva un feto, quello di una bambina, ormai privo di vita. Secondo il direttore, dott. Andrea Ciavattini, potrebbe essere stata un’embolia polmonare amniotica a causarne il decesso.

Intanto il ministro Grillo dispone l’invio di una task force di ispettori per accertare quanto accaduto nel nosocomio marchigiano.

Il fascicolo è stato aperto dal pm. Fino a ieri mattina era ancora a carico di ignoti. Nelle prossime ore, trasmessi gli atti al magistrato competente per materia, il sostituto procuratore Valentina Bavai, potrebbero arrivare già i nomi dei primi due indagati, come atto dovuto: l’ostetrica che ha assistito la donna in sala parto e il medico ginecologo della clinica di Ostetricia e Ginecologia.

Ieri mattina la Procura attendeva i nominativi dall’azienda ospedaliera che aveva fatto arrivare sul tavolo del magistrato una breve relazione. Nel documento si evidenzia che la 34enne soffriva di un diabete gestazionale (legato alla gravidanza). Potrebbe essere stata questa patologia, secondo i medici, ad aver concorso, in caso di mancate cure adeguate, al decesso prematuro del nascituro. Ipotesi che potranno trovare un conforto solo dai responsi dell’autopsia disposta dalla Procura sul corpo della donna.

La Procura si è riservata di effettuare lo stesso riscontro anche sul feto morto.

Giunta alla trentottesima settimana di gravidanza, la donna si era presentata all’ospedale pediatrico “Salesi” sabato scorso per alcuni accertamenti. La 40 settimana è considerata il termine ultimo di una gravidanza pari a 9 mesi e 10 giorni di gestazione.

Dal monitoraggio però era arrivato un esito choc, il feto era deceduto.

Da lì la decisione dei medici del reparto di Clinica di Ostetricia e Ginecologia, di non procedere con il cesareo ma di indurre il parto vaginale. Durante il travaglio indotto, però, la 34enne ha accusato un arresto cardiocircolatorio e la rianimazione tentata dai medici, pur permettendo di portare a termine il parto, è risultata inutile per salvare la vita alla paziente. La direzione medica ha inoltrato una segnalazione all’autorità giudiziaria e, contestualmente, ha avviato un’indagine interna per capire le cause di ciò che è accaduto.

L’ipotesi principale avvalorata dai medici, ha spiegato il dott. Andrea Ciavattini, direttore della Clinica di Ostetricia e Ginecologia del Salesi è quella di “un’embolia amniotica, un fatto raro ma che può accadere”.

Il medico parla di un “quadro acuto e imprevedibile e non recuperabile nonostante la rianimazione. Noi abbiamo segnalato l’evento alle autorità perché ci possa essere una giusta analisi del caso che porti alla definizione della diagnosi della causa di morte. Verrà fatta anche una valutazione interna per l’approfondimento diagnostico come è la prassi per eventi critici”.

Quando la donna è arrivata in ospedale il feto era già morto e i sanitari le avevano indotto il travaglio “secondo modalità regolari. Quando si sono rotte le membrane amniotiche – ha raccontato il direttore – ha avuto un arresto cardiocircolatorio ed è stata immediatamente rianimata”.

Il parto è avvenuto ma la paziente è morta.

Redazione NurseTimes

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