Il riconoscimento è stato attribuito dalla rivista elvetica Woman in Business all’abruzzese Antonella Santuccione Chadha.
«I dati esistono, li abbiamo sotto gli occhi: bisogna solo guardali da una diversa prospettiva». Antonella Santuccione Chadha (foto), medico patologo e neuroscienziata originaria di Cepagatti, in Abruzzo, è una di quelle persone che aprono nuovi sentieri in territori che credevamo già battuti. La rivista svizzera Woman in Business l’ha nominata “Donna dell’anno” per il 2019, definendola una “fonte di ispirazione” per il suo impegno nel cambiare le cose alla guida della fondazione Women’s Brain Project, organizzazione che lavora per stimolare la discussione globale su come sesso e genere influenzino la vulnerabilità del cervello e le malattie mentali, con l’obiettivo di sviluppare una medicina di precisione tagliata sugli individui.
Quello che lei definisce «l’elefante che gli scienziati non vedono» sono i numeri che raccontano come alcune malattie colpiscano in misura prevalente le donne. «A partire dall’Alzheimer, con le donne che si ammalano il doppio degli uomini. Ma anche la depressione, l’emicrania, la sclerosi multipla, o tumori come il meningioma». Anche sul piano del welfare le donne sono penalizzate: più povere, meno scolarizzate, spesso chiamate al ruolo di caregiver, condizione che le espone a un maggior numero di patologie. Nonostante le cifre siano sotto gli occhi di tutti, non si è ancora passati all’azione.
Accade così, racconta Santuccione Chadha, che ancora oggi nelle neuroscienze molte delle cavie usate in laboratorio siano maschi, o che comunque le femmine siano sottorappresentate. O che, dopo essere stati immessi sul mercato, un elevato numero di farmaci sia ritirato per i gravi effetti collaterali a carico delle donne. Un caso emblematico è quello dello Zolpidem, un sonnifero che appartiene alla classe delle benzodiazepine, per il quale nel 2013 l’Agenzia del farmaco statunitense (Fda) emise un alert a causa del rischio di un’azione prolungata sulle donne, raccomandando di dimezzare le dosi.
I dati che dimostrano “una forte discrepanza” nel pianificare gli studi clinici. Antonella Santucdone Chada li vede passare sotto i suoi occhi quando viene chiamata dall’Agenzia svizzera per gli agenti terapeutici (l’equivalente dell’Aifa) come revisore degli studi clinici. Nel 2016, con Maria Teresa Ferretti, neuroscienziata e ricercatrice all’Università di Zurigo, con il chimico Gautam Maitra, e con la psicologa e ricercatrice Annemarie Schumacher Dimech, dà vita al Woman’s Brain Project, che due anni dopo pubblica su Nature un articolo che raccoglie un decennio di letteratura scientifica, rivisitando per la prima volta i dati sulla base del sesso.
A guidare la ricerca è Ferretti, chief scientific officer del Women’s Brain Project. Da allora il gruppo è cresciuto e anche la visibilità della sua “missione”: solo nel 2019 Santuccione Chadha ha avuto il palco del Summit mondiale della sanità di Berlino, quello del Summit mondiale delle donne a Basilea, e quello della Convention on Healthy Aging dell’Onu a New York. «Le differenze tra uomini e donne esistono e vanno prese in considerazione – dice proprio Ferretti –. Non si tratta di discriminazione, ma di avere un accesso equo».
Redazione Nurse Times
Fonte: La Stampa
Lascia un commento