Un nuovo modello organizzativo di ciò che una volta veniva definito servizio di guardia medica potrebbe debutterà nelle aree montante della provincia di Trento
La Giunta provinciale, su indicazione dell’assessore Segnana, intende sperimentare il progetto che prevede coordinamento e integrazione fra i medici di continuità assistenziale, gli infermieri e le Rsa a Pieve Tesino, Bezzecca e Baselga di Pinè.
Questo servizio andrà a sopperire una carenza assistenziale che si protrae dal 2016, quando ha cessato di esistere il servizio di guardia medica locale.
“La nostra volontà è quella di avere tutti i medici di continuità assistenziale necessari per coprire i servizi attualmente carenti – aveva spiegato l’assessore Segnana – nel frattempo intendiamo dare corso a questo nuovo modello; a tal fine l’Apss ha aperto un avviso per l’apertura di un ambulatorio infermieristico a Pieve Tesino il sabato, la domenica e i festivi infrasettimanali, che potrà servire come presidio ed integrazione per il medico di continuità assistenziale”.
L’ambulatorio resterà aperto per i prossimi sei mesi, nei quali verrà valutata la sua efficacia s le capacità del servizio di rispondere ai bisogni reali dei cittadini, prima della messa a regime.
Tale iniziativa non sembra però convincere completamene gli stessi infermieri del posto, che la considerano una misura compensativa alla carenza cronica di camici bianchi.
«Le aspettative che verranno a ingenerarsi nella popolazione con questo tipo di offerta, spacciata subito dai media come sostitutiva – “infermieri al posto dei medici di guardia” – spiega il presidente dell’ordine – rischieranno di essere deluse, perché l’infermiere potrà eventualmente solo indirizzare i cittadini, ma non potrà sostituire il medico nella diagnosi e nella prescrizione terapeutica. Gli infermieri vogliono fare gli infermieri ed essere messi in grado di poter agire nelle migliori condizioni e nel rispetto della propria professionalità nell’esclusivo interesse del cittadino in sinergia con gli altri professionisti sanitari».
Per la copertura degli ambulatori l’APSS avrebbe anche aperto un bando tra i propri dipendenti che, però, non prevederebbe alcun requisito di competenza specifico. “Questo bando – spiega il Presidente dell’Ordine degli infermieri – non prevede criteri di competenza (titoli e expertise maturata sul campo), che sarebbero invece necessari in ambito di triage, per poter discernere in sicurezza i pazienti da inviare urgentemente in pronto soccorso, rispetto a quelli che potranno attendere il lunedì per recarsi dal proprio medico di medicinagenerale. Un compito di estrema responsabilità per i professionisti, per il quale serve una specifica preparazione e assunzione di responsabilità”.
Vi è poi la questione portata avanti da tempo dall’ordine delle professioni infermieristiche e che riguarda le condizioni lavorative degli infermieri di Rsa, con la richiesta di garantire le dotazioni organiche che permettano un adeguato rapporto infermiere/ospiti per poterli assistere in sicurezza oltre ad una valorizzazione delle competenze.
“Invece di garantire quanto da noi chiesto – continua Pedrotti – la Giunta decide di aggiungere un’ulteriore attività all’infermiere in turno di notte in Rsa, un’attività completamente diversa e imprevedibile rispetto a quelle che quotidianamente si prestano, con rischi per la sicurezza di professionisti e cittadini”.
Da parte degli infermieri lo sconcerto per non essere stati coinvolti assieme agli altri attori in un progetto così importante per i cittadini, la professione e il sistema sanitario provinciale. “Chiediamo che tali progetti vengano messi in stand by, in attesa di un incontro urgente con l’assessora Segnana dove poter dirimere dubbi e contribuire alla ridefinizione del progetto” ha concluso Pedrotti.
FONTE: Il Dolomiti
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