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Coronavirus: aspetti psicologici dell’emergenza

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Coronavirus: aspetti psicologici dell’emergenza
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Proponiamo un contributo del dottor Antonio Marco Campus, psicologo clinico e di comunità, criminologo, esperto in psiodiagnostica.

L’epidemia di Covid-19 che attualmente stanno affrontando l’Italia, l’Europa e il mondo sta creando inevitabilmente un substrato di paura e disagio nella popolazione italiana, soprattutto in questi giorni in cui la quarantena imposta dallo Stato vieta gli spostamenti, se non strettamente necessari, con conseguente azzeramento delle relazioni sociali e degli scambi emotivi in favore di un isolamento coartato presso le proprie abitazioni.

Ci troviamo dinanzi a un fenomeno molto simile a quello della prisonizzazione cosi come definito da Clemmer a proposito dell’entrata in carcere per i neo-detenuti: “Il mondo della prigione è un mondo privo di benevolenza… La sua popolazione è frustrata, infelice, smaniosa, rassegnata, amareggiata, astiosa, vendicativa”. Sebbene l’autore attribuisca un forte ruolo alla struttura fisica del carcere come causa scatenante vissuti angosciosi e depressivi nel detenuto, è da valutare con maggiore attenzione l’improvvisa deprivazione di libertà personale, la perdita delle abitudini quotidiane, l’isolamento sociale ed emotivo del detenuto e l’aggravamento del quadro clinico psicopatologico di alcuni di loro.

Invero se questo periodo di quarantena, poiché svolto presso la propria abitazione, non è del tutto assimilabile all’ingresso in carcere, ne possiede le caratteristiche principali e più dannose per la salute psichica sopracitate. Altresì occorre capire che per alcuni soggetti la propria dimora rappresenta un vero e proprio carcere qualora al suo interno vi siano episodi di violenza domestica, di abusi, di psicopatologie di uno dei membri coabitanti, dipendenze o comunque di personalità disturbate con le quali sono costrette in questo momento storico a convivere 24 ore su 24.

Conseguenze psicologiche della quarantena

Il ritrovarsi isolati, confinati dentro la propria abitazione senza poterne uscire, il non poter avere rapporti interpersonali diretti, la noia e la coazione a ripetere sempre gli stessi atti,  può comportare un aumento  degli scompensi psichici con la manifestazione di  una sintomatologia riconducibile sia alla sfera nevrotica sia alla sfera psicotica. Molti soggetti hanno iniziato a manifestare attacchi di panico, claustrofobia, episodi depressivi sempre più frequenti, stati ansiosi a carattere ipocondriaco fino a sperimentare momenti di depersonalizzazione e derealizzazione traducibili in una fuga dalla realtà a livello immaginario cn condotte non solo delittuose ma altresì pericolose per se stessi e per gli altri.

Vissuti di incertezza, di paura, di instabilità generano ansia ed angoscia che possono cristallizzarsi in vere e proprie patologie psicologiche. Purtroppo molti individui stanno gia sperimentando il Disturbo Acuto da Stress, il Disturbo da Attacchi di Panico e stati Depressivi. Gli anziani sono particolarmente esposti a vissuti di abbandono con relativa angoscia e deflessione del tono dell’umore. Per questo è doveroso prendersi cura dei propri genitori e dei propri nonni ora piu che mai anche semplicemente con una chiamata o una videochiamata. A tutto ciò potranno verificarsi casi di suicidio, atti autolesionistici ed episodi di violenza eterodiretti come già sta lentamente avvenendo.

Conseguenze post-quarantena  

Dal punto di vista epidemiologico non saranno molto diverse dalle conseguenze che si stanno già verificando. Avremmo un aumento di soggetti con vissuti ansiosi e angosciosi, un aumento degli episodi di panico e a carattere depressivo. Temo inoltre le personalità antisociali che mal digeriscono le imposizioni e le leggi dallo Stato e che potrebbero lasciarsi andare in acting out lesivi per gli altri o per i beni dello Stato agiti sia come protesta sia per alleggerire il vissuto di rabbia e di frustrazione derivante dal dover rispettare un decreto avvertito ingiusto.

Altresì avremo un aumento di condotte autolesionistiche attuate da persone depresse, bipolari e tendenzialmente scompensate dal punto di vista psichico che attraverso tali pratiche cercano in modo patologico di alleviare la sofferenza e il malessere che avvertono nel non poter svolgere la loro vita normalmente. Fenomeno questo molto simile a quello posto in essere dai detenuti come forma comunicativa disfunzionale di richiesta di aiuto.

Il fenomeno del capro espiatorio

Dall’uscita del decreto del 11 marzo che ha imposto a tutti noi cittadini di rimanere a casa si è velocemente creato un substrato di giustizialismo e di condanna indiscriminata prima sui social e poi dai balconi di casa sulle persone che si vedevano in strada. Si tratta del fenomeno del capro espiatorio : trovare un soggetto o un cluster di soggetti da rendere responsabili della causa del proprio malessere e contemporaneamente accusarli e giustiziarli in modo virtuale per alleviare la propria frustrazione e la propria sofferenza. In tal guisa coloro che si vedono in strada sarebbero i responsabili dell’aumento del contagio da Covid – 19 per cui sarebbero i responsabili di un prolungamento del periodo di quarantena, ciò aumenta l’angoscia, la frustrazione e la rabbia, per cui vanno accusati e giustiziati prima virtualmente e poi materialmente.

È capitato di aver letto di qualcuno che ha gettato un secchio d’acqua dal proprio balcone addosso ad un infermiera che tornava a casa sua pensando fosse un trasgressore. Nulla di più delirante. Non si tiene conto della razionalità che permetterebbe invece di capire che molte persone sono fuori per lavorare, o per portare a spasso il proprio animale domestico o per motivi che non trasgrediscono la legge. Le frasi che acclamano l’esercito, l’uso di fucili, gli ordini di sparare a vista, l’uso del lanciafiamme o dei bignè con la crema al corona virus non portano e non porteranno a nulla di buono soprattutto se pronunciate da personalità dello Stato.

Si va a creare un vissuto generalizzato di rabbia da sfogare necessariamente contro un capro espiatorio. Occorre ricordare che i cittadini non sono poliziotti e che possono far rispettare la legge attraverso gli strumenti di cui essa dispone. Occorre avere fiducia nelle forze dell’ordine e non imprigionarsi in tale assetto mentale psicopatologico.

Consigli per vivere al meglio la quarantena

Il primo consiglio è quello di restare a casa, di rispettare quanto sancito dal decreto. A tutto c’è un rimedio. Le persone che in questo periodo hanno un attacco di panico o si sentono depressi dico che è assolutamente fisiologico e normale, rappresenta un meccanismo attraverso cui la nostra psiche elabora uno stato di frustrazione indotto dall’ambiente esterno. Cosi come e normale un peggioramento del quadro clinico e della relativa sintomatologia nei pazienti affetti da ansia, depressione, ipocondria. Se la situazione di malessere dovesse essere avvertita come incessante, persistente o semplicemente fastidiosa occorre rivolgersi ad uno psicologo, magari via skype, per avere un consulto e un supporto.

Il secondo consiglio è quello di vivere al meglio questa quarantena senza farsi prendere dal panico e dall’angoscia ricordandoci che tutto e destinato a finire e passare. Dobbiamo ora imparare a vivere bene con noi stessi. Oggi non ci siamo più abituati. Non ci conosciamo molto bene. Non dobbiamo avere paura della solitudine, dobbiamo trasformarla in un punto di forza e non in uno stato di debolezza e fragilità. Prendiamoci cura di noi stessi in questo periodo. Possiamo dedicarsi alla cura del corpo, del viso, dell’alimentazione.

E’ molto utile trovare un hobby, dallo svolgere piccoli lavori domestici, al piccolo giardinaggio fai da te magari in balcone, al cucinare. La cultura ha sempre rappresentato una via di salvezza per la nostra psiche, quindi va benissimo leggere, visitare siti internet di musei virtuali, documentari e film. Ascoltare musica rappresenta una giusta forma di evasione e ci aiuta a rilassarci. La tecnologia oggi ci aiuta a mantenere i contatti con le persone care attraverso le chiamate, le video chiamate, i messaggi e i social network. Non dobbiamo appassirci. Dobbiamo reagire e trasformare il nostro quotidiano arricchendolo di qualche piccola novità. 

Una famiglia ad esempio può guardare un film e dopo discuterne con i figli, si può organizzare una cena particolare bandendo la tavola in modo diverso. Sono piccoli espedienti molto utili in questo momento. Non bisogna pensare alla fine di questo periodo ma porsi come piccolo obbiettivo 5 giorni o 7 giorni ed arricchire quella giornata con qualcosa di particolare. Avere qualcosa a breve da raggiungere può essere importante per affrontare meglio questo periodo.

Sconsiglio inoltre di leggere compulsivamente le notizie, spesso false, sulla pandemia attualmente in corso focalizzando la propria attenzione solo su tale argomento. Occorre informarsi una sola volta al giorno da una fonte attendibile per non incorrere in meccanismi ossessivi che potrebbero scompensarci. Ricordiamoci che tutto passerà.

Dr. Antonio Marco Campus

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