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Infermieri al nord per l’emergenza Covid 19. La Uil Fnp: “Gesto di responsabilità, ma c’è chi ha scelto il “precariato” della sanità pubblica”

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Coronavirus: la determinazione di Giorgia, infermiera presso l'ASST di Cremona
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TARANTO – Qualcuno l’ha definitia una vera e propria “chiamate alle armi: è quella alla quale hanno risposto migliaia di infermieri (poco più di novemila), in tutta Italia, per dare manforte al personale sanitario del settentrione in questa battaglia contro il Covid 19.

C’è stato un vero e proprio esodo di infermieri disoccupati o dipendenti di strutture private verso gli ospedali pubblici del nord Italia. Le motivazioni di questa scelta vanno trovate soprattutto nello spirito di servizio degli infermieri, molti di quali, spiegano Pierpaolo Volpe ed Emiliano Messina, rispettivamente responsabile per la Uil Fpl della provincia di Taranto per la Sanità privata/Terzo settore e segretario generale del sindacato, “hanno lasciato un lavoro a tempo indeterminato nel settore privato o a partita Iva per essere assunti, a tempo determinato, da Enti del Servizio sanitario nazionale”.

C’è chi ha preferito fare il salto dal “posto fisso” nella sanità privata al “precariato” del servizio pubblico.

Un percorso al contrario che, a giudizio dei rappresentanti sindacali, trova la sua spiegazione nella differenza contrattuale tra i due settori (pubblico e privato).

Una forbice che si è allargata ulteriormente, denunciano Volpe e Messina, con l’ultimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro della sanità pubblica, creando una discriminazione “tra infermieri di serie A nella sanità pubblica e di serie B nella sanità privata o nel terzo settore”. E c’è chi sospetta che dietro la scelta degli infermieri di lasciare la sanità privata per quella pubblica, seppur con un contratto a tempo determinato, ci sia anche la questione dei Dpi.

Anche sui dispositivi di protezione individuale ci sarebbe una disparità tra pubblico e privato, sostengono i due sindacalisti, che ricordano come in questi giorni “molte Case di riposo e RSA in tutta Italia sono diventate focolaio del virus SARS-CoV-2, ponendo a serio rischio la salute e la sicurezza non solo degli ospiti della struttura, ma anche degli operatori sanitari”. Insomma a giudizio del sindacato, c’è un vera e propria ingiustizia sociale che bisognerà riequilibrare quando l’emergenza coronavirus sarà definitivamente alle spalle.

E’ opportuno che si realizzi un contratto di filiera – propongono Volpe e Messinaun contratto unico per tutti gli infermieri, senza alcuna distinzione salariale tra pubblico e privato”.

Terminata l’emergenza Covid 19, aggiungono i due rappresentanti sindacali, bisognerà affrontare “la definitiva valorizzazione della professione infermieristica come professione intellettuale con relativo adeguamento economico che colmi il gap con gli Stati europei. Come UIL FPL – concludono Volpe e Messinasaremo al fianco di tutte le professioni sanitarie per riscuotere il giusto riconoscimento per l’importante lavoro svolto, in trincea, a tutela del cittadino. Ma non dobbiamo dimenticarci che gli infermieri erano “EROI” anche prima dell’emergenza Covid-19”.

Salvatore Petrarolo

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