Secondo i ricercatori dell’Università di Edimburgo, la chiusura degli istituti scolastici “potrebbe non essere stata necessaria”.
Un nuovo studio, condotto da un team di ricercatori dell’Università di Edimburgo e pubblicato sul Times, ha analizzato la trasmissione del Covid-19 dai bambini nel Regno Unito. “I più piccoli potrebbero essere coinvolti in misura significativamente minore nella diffusione del coronavirus, e si tratta di un dato che i politici e i decisori dovrebbero considerare per stabilire la ripresa delle scuole”, affermano gli autori, sottolineando come finora nessun insegnante sembri aver contratto il coronavirus dai propri alunni. Saranno comunque necessari ulteriori studi per comprendere nel dettaglio il ruolo dei bambini nella diffusione dell’infezione.
In Inghilterra e Galles, secondo quanto riportato dai ricercatori, solo 15 bambini sarebbero morti a causa del Covid-19, ossia lo 0,3% dei decessi totali. “I bambini – precisa Mark Woolhouse, epidemiologo dell’Università di Edimburgo – sembrano essere meno soggetti a contrarre la malattia, il che potrebbe contribuire ad abbassare la percentuale epidemiologica attribuita ai più giovani. La chiusura delle scuole potrebbe non essere stata necessaria”.
Dai risultati di uno studio pubblicato su Nature Medicine dai ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine. emerge che per bambini e giovani sotto i vent’anni le possibilità di contrarre il Sars-CoV-2 sembrano essere ridotte della metà rispetto al resto della popolazione over 20. I ricercatori hanno anche riscontrato che solo il 21% dei ragazzi tra i 10 e i 19 anni presentava sintomi. Questa percentuale cresce con l’età, andando a toccare il 69% tra gli over 70.
Secondo quanto riporta la fonte, solo il 22% del personale scolastico britannico si è dichiarato pronto a tornare tra i banchi di scuola. “La riapertura delle strutture didattiche deve avvenire appena la situazione lo consentirà – commenta Patrick Roach, segretario generale del sindacato degli insegnanti Nasuwt –. Potrebbe essere necessario realizzare un piano nazionale coordinato per attuare la riapertura in sicurezza e affrontare con urgenza le numerose questioni pratiche e logistiche sollevate da insegnanti e presidi in tutto il Paese”.
Quanto alla minor probabilità dei giovani di contrarre e diffondere il virus, alcuni esperti ipotizzano che sia correlata al fatto che il loro organismo è più adatto ad affrontare le infezioni virali. Altri ritengono invece che l’immunità generale nei giovani sia più elevata a causa della maggiore vulnerabilità a raffreddori e lievi infezioni. “Si tratta di una condizione insolita, perchè i bambini sono ‘super-diffusori’, ma in questo caso sembra che non svolgano un ruolo epidemiologico importante”, conclude John Edmunds, tra gli autori dello studio.
Redazione Nurse Times
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