Gentile Direttore di NurseTimes,
c’è un grande fermento nella nostra professione.
Si annunciano autunni caldi, gli infermieri si sono auto organizzati ed a giugno hanno protestato in molte piazze Italiane.
I sindacati infermieristici nel tentativo di contenere questa ondata di rabbia e protesta hanno anch’essi protestato in molte piazze; tentando di anticipare gli infermieri auto organizzati e sperando inutilmente in un loro flop; mandando i loro sherpa all’interno di queste proteste per vedere che aria tirava.
Ma cosa chiedono sostanzialmente gli infermieri italiani?
Diciamo che la prima e fondamentale richiesta è contrattuale. Si esplica con una richiesta forte e condivisibile (è cosa di cui mi sono occupato già da anni e su cui in questa testata ho più volte espresso il mio pensiero).
Un contratto finalmente al di fuori e completamente autonomo rispetto al comparto.
Avere un contratto al di fuori del comparto esattamente come avvenuto in passato per i medici, non solo permetterebbe di avere un adeguato ristoro economico; ma permette anche di vedere riconosciuta l’effettiva peculiarità e l’effettivo ruolo preminente degli infermieri.
Ricordiamo che oggi gli infermieri così come le professioni sanitarie sono professionisti laureati, con obbligo di iscrizione ad un Ordine, obbligati all’aggiornamento continuo (ecm), costretti alla stipula della polizza assicurativa per i rischi derivanti dall’esercizio professionale.
Quindi nulla a che vedere con il grande calderone del comparto che oggi ci vede ancora inquadrati insieme con operai, oss, amministrativi, giardinieri, cuochi e quant’altro.
Con tutto il rispetto per queste indispensabili figure, gli infermieri nulla hanno a che vedere con loro.
I tempi sono maturi affinché si ponga mano a questa questione e si risolva con un contratto distinto e separato.
La questione infermieristica è sui tavoli della politica e sindacali da ormai troppo tempo e non vede luce.
Da qui parte la rabbia e la determinazione di tanti, tantissimi colleghi e la loro diffidenza verso i sindacati (compresi quelli di categoria).
C’è quindi bisogno di recuperare il tempo perduto senza indugi ulteriori.
I sindacati di categoria devono fare due cose semplici, ma dirimenti per capire da che parte stanno e per dimostrare alla categoria di essere sindacati veri che lottano per il giusto e non per il possibile (come diceva uno di questi fino a pochissimo tempo orsono).
La prima è quella di sposare la causa del fuori dal comparto senza rendersi complici di chi vuole smorzare questa richiesta sacrosanta proponendo una sessione di contrattazione all’interno dello stesso.
La seconda è parlarsi, superare vecchi rancori e presentarsi insieme ed uniti a questo appuntamento.
Perché come detto, abbiamo bisogno di unità e determinazione e non possiamo permetterci di mostrare lo “sconcio balletto” che stanno mostrando in questo momento.
Con la mediazione del gruppo INFERMIERI IN CAMBIAMENTO si sta tentando di organizzare una grande manifestazione unitaria; che sia da volano per poi indire gli stati generali dell’infermieristica Italiana.
Un’assise per fare il punto della situazione e da cui far scaturire le soluzioni migliori, in cui stilare un progetto con obiettivi condivisi ed unitari.
Questo richiede la presenza di tutte le anime della professione in cui ognuno, per le proprie competenze si impegni formalmente a perseguire gli obiettivi dati; lavorando in sinergia sotto una regia super partes che dovrebbe essere appunto il nostro ORDINE PROFESSIONALE. Credo e crediamo che solo così, mettendoci tutti insieme, si possano raggiungere i nostri obiettivi e si possa valorizzare la nostra amata professione.
Direi che almeno su cinque punti dovremo trovarci tutti insieme e dovremo cercare in ogni modo di raggiungerli:
- Contratto fuori dal comparto vero e non farlocco come vorrebbero rifilarci;
- Fine del vincolo di esclusiva che significa avere il diritto di esercitare la libera professione per gli infermieri dipendenti pubblici;
- Assunzione di tutti i colleghi attualmente nelle graduatorie, mantenimento dei livelli occupazionale (molti andranno in pensione nei prossimi anni e dovranno essere sostituiti); di conseguenza fine dei contratti più fantasiosi e che generano solo becero sfruttamento;
- Apertura alle mobilità senza vincoli da parte delle aziende per permettere ai colleghi che lavorano lontano dalle proprie famiglie di ricongiungersi;
- Che sia definito finalmente come dimostrato scientificamente da diversi studi internazionali, che un infermiere non può assistere, in setting di ricovero, più di sei pazienti.
Credo che portare a soluzione questi cinque punti sia indispensabile e prioritario per la nostra professione.
Questo momento storico, post emergenza covid, sia il momento per metterli sul tavolo della politica partendo da un punto di forza.
E’ ora di pretendere. E dopo aver dimostrato le nostre enormi competenze, aver dato tutto per fronteggiare una gravissima crisi sanitaria; aver dimostrato sul campo la nostra infungibilità, indispensabili protagonisti del sistema salute, se la politica farà finta di niente, allora è arrivato il momento della discesa in piazza.
Con i sindacati che dicano chiaramente da che parte stanno.
Che smettano diatribe, che svestano posizioni ambigue e che tralascino accordi sottobanco. Da questo tutti gli infermieri capiranno da che parte stanno.
Perché qui stiamo parlando di obiettivi che ogni sindacato (tanto più di categoria) non può non condividere.
Per centrare tutti gli obiettivi si deve creare un fronte unito e coeso e non possono essere loro per primi a seminare polemiche e discordia. Facciano dunque una scelta: o con gli infermieri insieme o in competizione tra loro e quindi contro gli infermieri.
Certamente, dalla loro scelta dipenderà il loro futuro. Perché di sindacati di categoria che giocano al ribasso o che ostacolano e tentano di spezzare l’unità non sappiamo che farcene; per noi valgono forse anche meno degli stessi confederali.
Noi infermieri possiamo anche fare a meno di loro, ma loro non possono fare a meno di noi.
Restiamo in attesa che si parlino, che si riuniscano intorno a quei cinque punti e che si manifesti tutti insieme.
A queste condizioni gli infermieri non faranno mancare né la presenza, né il sostegno fattivo anche in termini di rappresentanza. Diversamente entreranno nel novero dei nemici della professione: a loro la scelta.
Angelo De Angelis
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