Gabriele Montana veva erroneamente denunciato un mancato pagamento di rischio radiologico nei reparti Covid. Le scuse non sono bastate a evitargli la grana legale. Solidarietà dai colleghi.
Denunciato querelato dalla Asl Asti per aver denunciato, come sindacalista, condizioni di lavoro inadeguate durante l’emergenza Covid. È quanto accaduto a Gabriele Montana (in piedi nella foto), segretario di Nursind Asti e infermiere in prima linea contro l’epidemia. Gli viene contestato il reato di diffamazione.
I fatti sono stati raccontati ieri con una conferenza stampa. Tutto è cominciato il 26 marzo con la pubblicazione su una testata specializzata di un comunicato in cui Montana, raccogliendo le istanze di molti colleghi, denunciava un mancato pagamento di rischio radiologico nei reparti Covid. Il 3 aprile Nurind inviava un file dal quale si evinceva che in realtà la voce stipendiale era stata erogata a marzo. Una settimana dopo la Asl presentava querela contro ignoti, e a giugno il sindacalista, attraverso una nota stampa, riconosceva il proprio errore, scusandosi per aver inavvertitamente offeso qualcuno. Il 28 luglio, tuttavia, arrivava l’avviso di chiusura indagini. Ora la Procura procederà nei confronti dell’infermiere, che rischia da sei a tre anni per diffamazione.
“Non c’è il reato di diffamazione – spiega Olindo Cazzolla, avvocato difensore di Montana -. Ad aprile è stata presentate querela contro ignoti dal legale rappresentante della Asl. Montana si è scusato, ma la Procura ha comunicato chiusura indagini e si andrà a processo per diffamazione. Lo difenderemo per diritto di critica. Montana non ha usato alcuna espressione offensiva, ma è stato intervistato il 20 aprile da ‘Report’ e oggi si ritrova in questa situazione. Un caso?”.
Il sindacaliosta è difeso anche dall’avvocato Elena Toppino, che aggiunge: “Il diritto di critica è garantito dalla Costituzione. Non possiamo dimenticare che, in caso di emergenza, si deve tenere conto di tutto ciò che comporta. È stato un momento in cui i sanitari sono stati in una situazione difficilissima di stress e di riorganizzazione. Soprattutto sui rappresentanti sindacali. Siamo rimasti stupiti dalla denuncia, soprattutto che non ci sia stata archiviazione dopo i due comunicati di scuse. Ci batteremo per l’assoluzione e per garantire che non ci siano più situazioni di questo tipo”.
Sulla vicenda dice la sua anche Francesco Coppolella, segretario di Nursind Piemonte: “La preoccupazione è che il sindacato sia privato dei suoi strumenti. Non abbiamo dimenticato il periodo. Gli infermieri sono stati mandati al fronte senza armi, senza dispositivi. Sono stati loro, però, a tirare fuori l’Italia da questa situazione. Non sono arrivati i premi, ma le querele. Altro che eroi. Il denunciare situazioni anomale, fa parte delle dinamiche sindacali. Non si manda a processo una persona che per tre mesi ha dovuto tenere lontana la sua bambina piccola. Questo vuol dire fare del male a una persona, a una famiglia. Faremo fronte a livello nazionale, regionale e locale. La Regione non ha querelato ‘Report’, ma la Asl ha denunciato Gabriele. Forse perché più debole? Chiediamo anche il sostegno dei cittadini. Vogliamo una sanità migliore, e la bocca non ce la chiuderà nessuno”.
Solidarietà al collega anche da Salvatore Lo Presti, segretario NurSind Alessandria: “I sindacalisti sono l’ultimo baluardo dei lavoratori. È vero che la legge è uguale per tutti? Ho fatto doppi e tripli turni. Ogni giorno ricevevamo appelli di colleghi in lacrime, pieni di problematiche. Tra marzo e aprile ho fatto 17 esposti a Procura, Regione Spresal”.
Dello stesso avviso Carmela di Rende, vicepresidente di Opi Asti: “Non spetta a noi esprimere giudizi, ma esprimiamo stima e solidarietà come colleghi. Montana è prima di tutto un infermere che ha sempre lavorato nei reparti Covid, avendo a che fare con aspetti psicologici che ci hanno condizionato la vita. Ci auguriamo che tutto si risolva per il meglio”.
Redazione Nurse Times
Fonte: la voce di Asti
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