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Coronavirus, al via i test di fase I sul vaccino italiano GRAd-COV2

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Coronavirus, al via i test di fase I sul vaccino italiano GRAd-COV2
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Lo annuncia azienda biotech ReiThera. La prima dose è stata somministrata a una volontaria presso l’Istituto Spallanzani.

GRAd-COV2, il candidato vaccino italiano anti-Sars-CoV-2, entra ufficialmente nella fase I di sperimentazione sull’uomo, con l’annuncio da parte dell’azienda biotech tricolore ReiThera della somministrazione della prima dose al primo volontario sano – una donna – all’Istituto “Lazzaro Spallanzani” di Roma. Il programma prevede entro fine 2020, in attesa dei risultati provvisori positivi di sicurezza e immunogenicità dello studio di fase 1, l’avvio della sperimentazione più ampia di fase II/III a livello internazionale in Paesi con alti tassi di infezione.

Ma parallelamente la società è impegnata anche sul fronte produzione. “ReiThera sta lavorando con Univercells in Belgio per sviluppare un processo di produzione su misura per consentire una produzione rapida e su larga scala del vaccino – spiega l’azienda in una nota -. Si lavora anche con un’altra società, Leukocare, in Germania, per sviluppare una formulazione di vaccino GRAd-COV2 termostabile”.

Lo studio di Fase I, ricorda ReiThera, è condotto in Italia allo Spallanzani e al Policlinico universitario “Giambattista Rossi” di Verona. Il candidato vaccino GRAd-COV2 codifica per l’intera proteina spike del coronavirus Sars-CoV-2. La tecnologia si basa su un nuovo e brevettato vettore adenovirale di gorilla, che negli studi preclinici “ha indotto una forte risposta immunitaria umorale e cellulare e ha dimostrato un buon profilo di sicurezza”. Si prevede, dunque, “che GRAd-COV2 induca forti risposte immunitarie sulla base di una bassa immunità preesistente al vettore nell’uomo”.

Lo studio clinico di fase I che ha preso il via in Italia sta valutando la sicurezza e l’immunogenicità di GRAd-COV2 in 90 volontari sani divisi equamente in due coorti d’età: 18-55 anni e 65-85 anni. Ogni coorte sarà divisa in tre bracci di studio di 15 volontari, ai quali verrà somministrata una delle tre dosi crescenti di GRAd-COV2. I partecipanti saranno monitorati per un periodo di 24 settimane.

Obiettivo principale è valutare sicurezza e tollerabilità e selezionare una dose di vaccino per le ulteriori ricerche da portare avanti nel trial di fase II/III. Obiettivo secondario è valutare la capacità del vaccino di indurre risposte immunitarie (anticorpi e cellule T) contro il nuovo coronavirus nei volontari. “Entro la metà del quarto trimestre del 2020”, quindi entro ottobre-novembre, “sono previste analisi provvisorie di sicurezza e immunogenicità che guideranno la selezione della dose per gli studi di fase II/III”.

La sperimentazione di fase I di GRAd-COV2 è finanziata dal ministero italiano della Ricerca e dalla Regione Lazio. Lo studio è condotto congiuntamente da ReiThera e Spallanzani utilizzando un preparato vaccinale iniziale prodotto nello stabilimento di ReiThera a Roma. Il primo volontario italiano vaccinato oggi sarà sottoposto a una serie di ravvicinati controlli periodici. La sperimentazione coinvolgerà successivamente anche “gli ospedali di Piacenza e Cremona”, spiega in una nota della Regione Lazio. “Se i primi risultati della fase I saranno positivi, entro la fine dell’anno potranno prendere il via le fasi II e III, che saranno condotte su un numero maggiore di volontari anche in Paesi dove la circolazione del virus è più attiva”.

Il vaccino di ReiThera ha superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in vivo su modelli animali, ottenendo successivamente l’approvazione della fase I della sperimentazione sull’uomo da parte dell’Istituto superiore di sanità (Iss), dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e del Comitato etico nazionale per l’emergenza Covid-19. Il vettore usato per il vaccino si chiama vettore adenovirale non-replicativo, ovvero incapace di produrre infezione nell’uomo. Agisce come un minuscolo “cavallo di Troia”, che induce transitoriamente l’espressione della proteina spike nelle cellule umane. Questa proteina è la chiave attraverso la quale il coronavirus, legandosi ai recettori Ace2 presenti all’esterno delle cellule polmonari, riesce a penetrare e a replicarsi all’interno dell’organismo umano. La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus.

L’azienda ideatrice del vaccino ha sede a Castel Romano ed è stata costituita nel 2014 da un gruppo di ricercatori italiani che avevano ideato l’utilizzo dell’adenovirus dello scimpanzé come “navicella” su cui innestare il materiale genetico necessario per realizzare vaccini contro malattie infettive come epatite C, malaria, virus respiratorio sinciziale ed Ebola. Sulla base di questa esperienza, ReiThera ha sviluppato il nuovo vettore virale GRAd32, utilizzato per il candidato vaccino anti Covid-19, a cui è affidata la missione di stimolare la produzione di anticorpi in grado di proteggere dal virus Sars-CoV-2. Altri vaccini basati su vettori adenovirali ricavati dai primati sono già stati valutati in trial clinici di fase I e II per candidati vaccini di altre malattie infettive, dimostrando di essere sicuri e di generare risposte immunitarie consistenti anche con una singola dose di vaccino.

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, si è detto “molto contento della scelta che come Regione abbiamo fatto, di finanziare un progetto di portata nazionale, affidato a una delle eccellenze del sistema sanitario regionale come l’Istituto Spallanzani che, accanto agli altri ospedali della Regione e alla rete di sorveglianza epidemiologica regionale, ci hanno consentito durante l’emergenza di gestire al meglio i malati e di proteggere la comunità”. E ha aggiunto: “Non posso che rallegrarmi del fatto che la tecnologia utilizzata per la messa a punto di questo vaccino è interamente ‘made in Lazio’, nel distretto biotecnologico di Roma-Castelromano che costituisce uno dei punti di forza del sistema industriale regionale”.

Soddisfazione è stata espressa anche dal governatore del Veneto, Luca Zaia, e dal rettore dell’università di Verona, Pier Francesco Nocini, “per il coinvolgimento del Centro ricerche cliniche dell’Azienda ospedaliero universitaria integrata di Verona in questa importante sperimentazione di fase I sull’uomo di un possibile vaccino contro Covid-19, sviluppato e prodotto da un’azienda italiana”.

Redazione Nurse Times

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