La proposta è stata avanzata dall’associazione fiorentina Tutto è vita onlus. In Regione si cerca di capire come attuarla in sicurezza.
Dalla primavera scorsa il monaco Guidalberto Bormolini, presidente dell’associazione fiorentina Tutto è vita onlus, e i suoi confratelli offrono supporto ai malati di coronavirus soli nei reparti ospedalieri. Lo fanno con telefonate e videochiamate.
“Abbiamo ascoltato disperazione e paura – spiega padre Bormolini –. La paura di morire soli e soffocati. Il venir meno del respiro provoca dolore e angoscia. Però ci siamo accorti che il nostro supporto da remoto è insufficiente. Abbiamo capito che occorre in tutti i modi assicurare al malato la presenza di un parente”.
Così è nata l’idea, condivisa con Giampaolo Donzelli, presidente della Fondazione Meyer e membro del Comitato nazionale per la bioetica, di chiedere alla Regione Toscana una procedura di accesso dei familiari ai reparti Covid. Perché il malato terminale non sia lasciato solo davanti alla morte, senza una carezza, una mano affettuosa.
La proposta è piaciuta in Vaticano e alla Regione. “Abbiamo accolto la proposta dell’associazione Tutto è vita – dichiara il governatore Eugenio Giani – perché non possiamo sottovalutare gli effetti collaterali che il Covid può determinare nel vissuto delle famiglie, esposte a un dolore profondo quando sono costrette a separarsi dai loro cari”. Gli fa eco l’assessore alla Sanità, Simone Bezzini: “È una proposta degna della massima attenzione, da tradurre in azioni concrete e in tempi celeri. L’importante è che tutto avvenga nella massima sicurezza”.
Il 23 novembre la Giunta regionale deciderà la costituzione di un tavolo di esperti che in tempi rapidi possano approvare la procedura di sperimentazione. “Tavolo con tempi lunghi? Niente affatto – chiarisce padre Bormolini –. Non è in discussione se la proposta verrà realizzata, ma il come. Dobbiamo essere rapidi, ma anche prudenti”.
In Regione assicurano che prima di Natale la procedura di accesso dei parenti ai malati terminali di Covid sarà già sperimentata almeno in un ospedale fiorentino, ancora da scegliere. Se tutto filerà liscio, sarà estesa anche agli altri ospedali. Si tratta di una proposta solo toscana, ma i promotori dell’iniziativa sperano di convincere anche le altre regioni.
Non sarà facile, tuttavia, perché occorre indicare ai parenti come muoversi e quali precauzioni adottare, e anche come gestire le emozioni quando ci si trova di fronte al parente prossimo alla morte. Basta una mossa sbagliata, magari la scintilla per un contagio, e tutta l’iniziativa rischia di fallire.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Fatto Quotidiano
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