Rilanciamo il messaggio pubblicato su Facebook dal collega e scrittore Rino Negrogno.
Ciao, Ilario. Oggi sarebbe stato il tuo compleanno: 71 anni. Buon compleanno, dunque, come ti ho augurato l’anno scorso, prima che questa pandemia cominciasse. E non ti dico ovunque tu sia, perché sono certo che tu sia in paradiso: anche se non dovesse esistere, lo avranno creato apposta per te.
Non lo sai, ma dopo che sei andato via mi sono ammalato anch’io di Covid. Ma a me è andata bene: sono guarito. Lo so, se ci fossi stato, ti saresti offerto di iniettarmi la terapia. Immagino la scena: saresti arrivato con il tuo solito sorriso, che avrei visto anche oltre la mascherina, e avresti detto di non preoccuparmi, che non era nulla di grave. Mi avresti fatto ridere. Lo so che sarebbe andata così.
Vuoi che ti racconti come sono andate le cose da quando sei andato via? Tutti si ricordano di te, ti vogliono bene. Dicono che eri il migliore nella tua professione. Io ho ancora il tuo numero di cellulare, che prontamente fornivo ai pazienti che avevano bisogno di un bravo infermiere. Ma i pazienti ora non me lo chiedono. Dicono: non c’è più Ilario.
La gente, dopo che sei andato via, ha capito quanto sia grave questa malattia. Quindi tutti indossano la mascherina, non si assembrano, non trasgrediscono le regole. E se qualche birichino lo fa, quando arrivano le forze dell’ordine, non fischiano, chiedono scusa e si ritirano in buon ordine.
Qualcuno protesta, è vero, perché ha fame e non può lavorare, gli unici che riesco a comprendere. Qualcun altro perché non può andare a scuola, perché questo creerebbe problemi psicologici. Qualcun altro perché non può andare a ubriacarsi. Ma tutto sommato non è come quando c’eri tu. Ora la gente ha capito, non si lamenta più di tanto. Anzi, sono tutti d’accordo, e abbiamo un nuovo Governo che risolverà ogni cosa.
Forse ci aumentano lo stipendio: cosa ti sei perso. Anche gli ospedali, in qualche modo, si sono organizzati. Ci sono persino i militari che danno una mano. Un’organizzazione impeccabile. Dovresti vederla. Lo so, tu avresti dato una mano come volontario. Lo immagino: se fossi guarito, se non fossi andato via, avresti detto che questo Covid non è nulla di grave, avresti detto che non si uccide così uno come Ilario. E mi avresti dato qualche altro suggerimento per svolgere meglio la mia professione, per combattere e vincere il virus.
Ma non ti preoccupare. Dopo che sei andato via tu, la gente ha capito che la vita è importante, più importante di un bicchiere di mojito. Ha capito che la vita di un infermiere è più importante di un assembramento in piazza. Io non ne parlo più, sono un po’ stanco di questa storia. Ma oggi che è il tuo compleanno volevo raccontarti come stanno le cose, dirti che le cose vanno meravigliosamente. Cosa credevi? Il tuo sacrificio è valso a qualcosa.
Redazione Nurse Times
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