Il tema è stato dibattuto al XX Congresso della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).
Il coronavirus ha dimostrato come la diffusione di nuove infezioni possa avvenire in breve tempo. È l’effetto della globalizzazione, un contesto caratterizzato da continue interazioni e da frequenti opportunità di contagio. Spesso, a fungere da incubatori sono proprio le strutture sanitarie, come ospedali o Rsa, dove si verificano numerose infezioni batteriche.
“Per contrastare le infezioni emergenti e riemergenti occorre una preparazione adeguata – dichiara Nicola Petrosillo, responsabile Servizio Controllo delle Infezioni, Campus Biomedico, Roma –. Una rete infettivologica è cruciale per farvi fronte. Attraverso strumenti concreti, con sistemi di sorveglianza internazionali, nazionali e locali, attraverso l’utilizzo di osservatori permanenti presenti anche sulle reti informatiche e talora utilizzando informazioni trasmesse attraverso i media, occorre intercettare l’insorgenza di sindromi infettive nuove, che provocano cluster in un breve lasso di tempo”.
Aggiunge Petrosillo: “In questo modo si può avere contezza in tempi reali dell’emergenza di patologie infettive riemergenti ed emergenti così da poter fornire un’azione di risposta in accordo con i piani di emergenza già predisposti. Il compito della Simit è quella di fare da driver per le reti infettivologiche, perché al nostro interno abbiamo conoscenze, esperienze, competenze di tipo organizzativo, scientifico e di ricerca: un importante valore aggiunto per far fronte alla “globalizzazione delle malattie infettive”.
Le nuove emergenze, le priorità di politica sanitaria e le infezioni dovute a batteri multiresistenti sono tra i temi al centro del XX Congresso della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), svoltosi al Milano Convention Center, con la presidenza del professor Massimo Galli, Past President Simit, e del professor Giuliano Rizzardini, direttore di Dipartimento di Malattie infettive, ASST Fatebenefratelli Ospedale L. Sacco di Milano.
Esiste un’emergenza che caratterizza costantemente la nostra epoca ed è destinata a produrre i suoi effetti anche nei decenni a venire: quella delle multiresistenze batteriche. Ne accumuliamo di continuo, le importiamo e le trasferiamo, in un processo infinito. E’ questa la vera sfida del futuro e il principale problema di Ssalute globale, che comprende tutte le malattie che non rispondono all’uso di antibiotici.
“L’Italia, assieme a paesi come la Grecia e la Romania, è uno dei paesi in Europa con i maggiori tassi di resistenza a batteri Gram-positivi e Gram-negativi – dichiara Petrosillo –. Ad esempio, negli ospedali italiani i ceppi di Klebsiella pneumoniae sono resistenti in più del 50% ad una classe di antibiotici, i carbapenemi. Per l’Acinetobacter si parla addirittura di resistenze all’80-90%. L’Italia ha bisogno di urgenti strategie di ottimizzazione delle terapie antibiotiche”.
Ma le preoccupazioni giungono anche dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalla globalizzazione, che portano a una rapida diffusione di virus prima sconosciuti a certe aree del mondo. Non si escludono nuovi casi di dengue, in quanto facilmente trasmissibili con le zanzare che si stanno adattando alle nostre latitudini, nonché altre infezioni tropicali che possono moltiplicarsi a causa del riscaldamento del pianeta.
Al fine di attribuire il giusto rilievo tanto al Covid-19 quanto alle altre infezioni virali che continuano a rappresentare un’emergenza per il nostro Paese, all’interno del Congresso Simit, mercoledì 30 novembre si è svolto un intenso confronto nella tavola rotonda dal titolo “L’Italia e i virus. Come contrastare HIV, HCV, influenza e SARS-CoV-2 tra pandemia e Pnrr”. Le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), 20 miliardi di euro, diventano infatti fondamentali per ammodernare la rete, per intervenire sugli ospedali di prossimità, per implementare la rete delle singole specialità.
“Il ruolo dell’infettivologia nella sanità del futuro è fondamentale, sia per la trasversalità che questa disciplina ha acquisito rispetto alle altre nella gestione di una medicina sempre più complessa, sia per l’elevato livello di competenza che richiede – dichiara Marcello Tavio, presidente Simit –. L’Italia può contare su una rete di strutture di eccellenza, frutto degli interventi attuati nella lotta contro l’Aids, che in questo campo ha permesso di ottenere risultati di rilevanza internazionale. Vecchie e nuove sfide infettivologiche richiedono però ulteriori investimenti sui singoli nodi della rete (reparti di degenza e servizi ambulatoriali) e sul loro efficace coordinamento. In particolare, per quest’ultimo punto è indispensabile investire su sofisticati strumenti informatici e di intelligenza artificiale, ormai decisivi sia nella fase di acquisizione e confronto di macrodati, che nella fase di trattamento e monitoraggio del singolo paziente”.
E ancora: “Come ha dimostrato la pandemia da Covid-19, avere una rete di strutture di alto livello dal punto di vista organizzativo e tecnologico, incentrate sull’attività di professionisti della salute competenti, rappresenta un punto di forza imprescindibile; solo a questa condizione si può reagire con prontezza ed efficacia sia in condizioni eccezionali, come sotto l’attacco improvviso di una emergenza sanitaria globale come quella pandemica, sia in condizioni normali, come nella nella gestione delle infezioni da MDR. È importante menzionare anche il PNP, piano nazionale della prevenzione 2020-2025, che include un capitolo specificamente dedicato alle ‘malattie infettive prioritarie’, tra cui tubercolosi, Hiv/Aids, epatite B e C, e malattie da batteri multiresistenti. Le Strutture di Malattie infettive parteciperanno con il massimo impegno alle iniziative inerenti il PNP, nella convinzione che i benefici che ne derivano sono essenziali per l’intero sistema ”.
Conclude Tavio: “A proposito di piani, a causa del Covid-19 quello relativo all’Aids è rimasto un po’ indietro, quindi è indispensabile che riparta, in tutte le Regioni. Pensiamo che la Simit possa giocare un ruolo decisivo anche sotto questo aspetto, grazie a una fitta rete locale e regionale. Discorso analogo per gli screening per contrastare le epatiti, in particolare l’HCV: il Decreto Milleproroghe ha destinato 71,5 milioni di euro alle Regioni per far emergere il sommerso, per trattare i pazienti e quindi arrivare progressivamente all’eradicazione della malattia”.
Redazione Nurse Times
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