ROMA – Anche i medici e gli operatori sanitari ucraini che a partire da oggi, con determinati requisiti, potranno esercitare la professione in Italia dovranno rispettare l’obbligo di vaccinazione anti-Covid.
Lo sottolinea all’ANSA il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, che assicura la massima disponibilità rispetto alla norma che riconosce le qualifiche professionali sanitarie per i medici ucraini prevista dal dl ‘Misure urgenti’ sull’Ucraina pubblicato in gazzetta ufficiale il 21 marzo.
“La legge, il dl 172 – rileva Anelli – stabilisce che l’esercizio della professione medica è correlato con l’obbligo vaccinale. L’obbligo vaccinale anti-Covid è cioè un requisito fondamentale per l’esercizio della professione medica stessa. Pertanto, anche i medici ucraini nel momento in cui esercitano la professione in Italia dovranno vaccinarsi“.
Al momento, precisa, “sono giunte richieste di impiego soprattutto per alcune figure di operatori sanitari ucraini giunti in Italia, come gli odontotecnici. Alcune associazioni hanno infatti già chiesto la possibilità di far esercitare la professione a questi operatori ucraini anche come gesto concreto di solidarietà“.
Per quanto riguarda invece i medici odontoiatri, precisa il presidente Fnomceo, “dobbiamo affinare il meccanismo, perché le modalità di esercizio della professione sono legate alla valutazione del passaporto di profugo su cui viene appunto riportata la professione“.
I medici ucraini, ricorda, “potranno esercitare la propria professione nell’ambito del Servizio sanitario nazionale o come liberi professionisti, ma quest’ultima modalità mi pare più complessa. Le domande vanno indirizzate alle asl, ma la norma è appena stata pubblicata in gazzetta ufficiale e abbiamo la necessità di regolamentare questo nuovo rapporto di lavoro con gli ordini provinciali: vedremo anche con le altre confederazioni delle professioni sanitarie come disciplinare questa nuova modalità di esercizio professionale”.
Ad ogni modo, conclude Anelli, “è difficile dire quante richieste arriveranno, ma bisogna anche considerare che molti sanitari e medici sono rimasti in Ucraina proprio per garantire assistenza alla popolazione“.
Redazione Nurse Times
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