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Verso le elezioni: intervista all’infermiera Teresa Concu, candidata al Senato in Sardegna con Unione Popolare

Dopo 15 anni all’Ospedale Marino di Cagliari, ora lavora al SerD (Servizi per le dipendenze) di Quartu. L’abbiamo contattata per conoscere i motivi che l’hanno spinta a scendere in campo come capolista nel Collegio unico, ma anche per chiederle un parere su alcune tematiche sanitarie di stretta attualità.

Dottoressa Concu, qual è il suo impegno per la sanità, e per gli infermieri in particolare?
“A livello territoriale il mio impegno in politica nasce soprattutto dai problemi legati alla carenza di infermieri, non meno che di medici, ma anche di infrastrutture, visto che in Sardegna si continuano a chiudere i reparti degli ospedali, costringendo i pazienti ad affrontare autentici viaggi della speranza, spesso fuori regione, per accedere alle cure di cui hanno bisogno. Ciò è frutto del disinvestimento nella sanità pubblica: una tendenza che va invertita per garantire a tutti il sacrosanto diritto alla salute. Se sarò eletta, mi batterò per le assunzioni di infermieri a tempo indeterminato, per la loro sicurezza sul luogo di lavoro, per uno stipendio in linea con la media degli altri Paesi europei. E poi mi batterò per una migliore gestione di altre tematiche sanitarie che ho a cuore: salute mentale, cure odontoiatriche, disabilità, anziani, cure domiciliari”.

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Cosa ne pensa dell’abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri del pubblico impiego?
“Sono sostanzialmente d’accordo, ma entro certi limiti. Trovo giusto che gli infermieri possano lavorare di più, anche per guadagnare meglio, ma senza ledere il diritto alla salute della persona assistita e la sicurezza dello stesso lavoratore”.

Cosa ne pensa dell’oss con funzioni infermieristiche, anche alla luce della linea politica di Fnopi e Opi veneti, favorevoli alla creazione di questa nuova figura?
“Premetto che sono per la massima collaborazione tra figure differenti in ambito sanitario. Non bisogna però dimenticare che noi infermieri veniamo da un percorso di studi lungo e articolato, fatto di tre anni universitari, più eventuali specializzazioni. Ben vengano le assunzioni di oss e ben venga un supplemento formativo che consenta anche a loro di specializzarsi in alcuni settori, ma è impensabile che possano sostituirsi agli infermieri”.

La professione infermieristica non sembra essere più attrattiva per i giovani: quali soluzioni?
“Affrontando e trovando una soluzione alle problematiche di cui parlavo prima. I giovani possono tornare a provare interesse per questa professione solo davanti alla prospettiva di fare carriera, di lavorare in sicurezza, di percepire uno stipendio adeguato. E poi credo sia importante superare il numero chiuso nelle facoltà di Infermieristica”.

Redazione Nurse Times

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