Stesso lavoro, stipendi diversi: a Padova gli infermieri non sono tutti uguali

I dipendenti dell’Azienda ospedaliera guadagnano circa 300 euro al mese in meno rispetto ai colleghi dell’Ulss. Uil: “II divario è determinato dal Fondo accessorio”.

PADOVA – Lavorano in ospedale, quasi fianco a fianco. Uno è dipendente dell’Azienda ospedaliera, l’altro dell’Ulss. Stesso impegno, stessa professionalità. Ma l’infermiere dell’Azienda guadagna circa 300 euro al mese meno dell’altro. Una differenza visibile in busta paga, nonostante alta specializzazione e gestione dell’emergenza siano le vocazioni principali del polo di via Giustiniani.

La denuncia viene dalla Uil, secondo cui il problema non coinvolge solo gli infermieri, ma anche operatori sociosanitari, tecnici e amministrativi. Sono 4mila i dipendenti che si ritrovano stipendi inferiori rispetto ai colleghi delle aziende sanitarie locali confinanti: «II divario è determinato dal Fondo accessorio, quota di incentivazione accantonata ogni anno da ciascuna azienda». Per questo la Uil, che chiede risposte alla Regione, raccoglie firme per portare la questione stipendiale e le carenze di organico all’attenzione del governatore Luca Zaia.

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«Da anni i dipendenti di via Giustiniani non possono godere di aumenti contrattuali significativi – afferma Luigino Zuin della Uil –. Nonostante l’alto livello di preparazione richiesta e i carichi di lavoro insostenibili, percepiscono tra gli stipendi più bassi d’Italia. In Azienda ospedaliera gli scatti di progressione di carriera sono bloccati perché il Fondo accessorio non è sufficiente. Faccio un esempio: la busta paga di un infermiere assunto dal 2008 dall’Azienda sanitaria arriva a oltre 1.750 euro netti, perché quel professionista è arrivato già alla categoria D6, mentre un infermiere dell’Azienda ospedaliera assunto nel 2008 è fermo alla categoria DO, con un netto di poco superiore a 1.500 euro. Faccio presente che tre anni di differenza tra una data di assunzione e l’altra sono un periodo irrilevante nella visione complessiva del sistema. Chiediamo alla Regione di occuparsi di questo problema. È necessario colmare divari che lasciano amarezza e sconforto nel personale del comparto, lavoratori che ogni giorno si impegnano per dare il meglio ai nostri cittadini e ai pazienti»

.

Per il sindacato i soldi messi da parte dall’Azienda sarebbero sufficienti solo per soddisfare il 6% dei lavoratori nel caso di un passaggio orizzontale. «Emerge che un infermiere dell’Ulss, dopo 40 anni di lavoro, ha intascato 100 mila euro in più rispetto a quello che lavora in Azienda – sottolinea Zuin –. Quindi quel dipendente va in pensione con 120 euro al mese in più. Inaccettabile. In Veneto ogni realtà sanitaria ha una storia e una natura diversa; dopo l’unificazione la situazione è peggiorata».

Lo scontento favorisce la “diaspora” del personale, portando molti professionisti ad abbandonare l’azienda ospedaliera: ogni anno 50 infermieri si trasferiscono in altre strutture del territorio. «Siamo preoccupati – conclude Zuin –. Bisogna assumere infermieri e operatori sociosanitari. In particolare chiedono di essere trasferite le donne, soprattutto le ostetriche, per avere orari di lavoro più regolari e occuparsi della famiglia. Ma anche molti giovani, professionisti capaci e pieni d’iniziativa, che vanno altrove a cercare fortuna».

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Gazzettino

 

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