Sanità del futuro, Valerii (Censis): “Servono 58mila medici e 72mila infermieri”

Un resoconto della presentazione del progetto “I Cantieri per la sanità del futuro”, alla quale hanno preso parte anche i presidenti di Agenas e Janssen Italia.

“A causa dell’emergenza Covid ci sono stati 46 milioni di visite specialistiche ed esami diagnostici in meno (-31%), 700mila ricoveri in meno in medicina interna (-70%) e 3 milioni in meno di screening oncologici (-55%), con 14mila diagnosi di tumore in meno. In sostanza, si è inabissata una domanda di prestazioni sanitarie, che ha formato un sommerso destinato a investire come un’onda di ritorno il Servizio sanitario”. Così Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, intervenuto alla presentazione del progetto “I Cantieri per la sanità del futuro”, promosso da Censis in collaborazione con Janssen Italia.

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“Tuttavia – ha aggiunto – la pandemia è stata uno straordinario fattore di accelerazione di fenomeni preesistenti e in atto, e ha finito per squarciare il velo sulle nostre fragilità strutturali”. Nel periodo 2014-2019, ha ricordato Valerii, la spesa sanitaria pubblica in Italia ha registrato una riduzione dell’1,2%, mentre aumentava in Germania (+18,4%), Francia (+15,1%), Regno Unito (+12,5%), e questo ha avuto i suoi effetti sul Sistema sanitario. A questo va aggiunto il fatto che, a prescindere dalla pandemia, “la radicale transizione demografica, con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche, ci obbliga a ripensare già oggi il modello di offerta di salute del futuro”.

Tra vent’anni, infatti, “la spesa sanitaria pubblica per gli anziani rappresenterà il 63% della spesa sanitaria pubblica, e quindi la politica avrebbe dovuto affrontare una riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale anche senza lo shock del Covid”. Prevenzione, sanità di territorio e telemedicina, ha concluso Valerii, “sono questi i cardini di una sanità post-pandemia per non avere più una sanità impreparata di fronte a una domanda di salute che si evolve con la popolazione”. Concludendo: “Servono 58mila medici e 72mila infermieri per la sanità del futuro”.

Enrico Coscioni, presidente Agenas, ha aggiunto: “Nel 2021 i Sistemi sanitari regionali si stanno comportando meglio rispetto al 2020, ma l’emergenza sanitaria lascia in eredità una sottostima clamorosa dei posti di terapia intensiva e di personale medico specializzato, soprattutto in alcune regioni. Con i nuovi finanziamenti, intanto, si sta cercando di risolvere un problema che stava diventando veramente insostenibile: quello dell’imbuto formativo. Oggi abbiamo 9mila laureati l’anno e 8mila posti nelle scuole di specializzazione. Quindi, nel giro di 12-24 mesi, dovremmo aver risolto la questione. A ogni modo bisognerebbe avere l’ambizione di creare un nuovo modello assistenziale nel territorio. Ecco perché i finanziamenti del Next Generation EU devono essere utilizzati nel miglior modo possibile, agendo sulla capacità di spesa delle Regioni. Ci sarà poi un’accelerazione sulla digitalizzazione del Ssn, visto che c’è un capitolo sul fascicolo sanitario elettronico. Non è ammissibile che in alcune regioni ci siano ancora amanuensi che digitano di volta in volta i dati da inviare al ministero della Salute. Se fossero digitalizzati, trarremmo grandi benefici anche in termini di trasparenza”

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Così, infine, Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore Delegato di Janssen Italia: “Oggi è cruciale pensare al futuro. L’emergenza che viviamo potrebbe indurci a non pensare oltre, e sarebbe un errore. Il Covid ci ha fatto riscoprire la centralità della nostra salute, ricordandoci che non c’è salute senza economia, ma non c’è economia senza salute. Il Next Generation EU è un’opportunità che deve farci riflettere sull’equità delle cure e sulla digitalizzazione. Un esempio è la domiciliazione dei farmaci: hanno aderito al progetto ‘Janssen a casa tua’ 11 Regioni, e abbiamo calcolato che in questo modo ogni paziente ha risparmiato 500 chilometri in un anno, guadagnandoli a livello di qualità di vita. Altro esempio, la dematerializzazione della ricetta: se ne parlava da anni, e grazie alla pandemia è stato messo insieme in pochi mesi. Un servizio molto apprezzato dai cittadini, con un impatto positivo sulla qualità delle cure. Stesso discorso per la telemedicina, che ha garantito la continuità di cure quando i malati non potevano andare in ospedale”.

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