Roma, la “nottataccia” di un infermiere: “Aggredito da un ragazzo che cercavo di aiutare”

La “nottataccia” vissuta da Emiliano Fanicchia al Pronto soccorso di Tor Vergata

Riceviamo e pubblichiamo il racconto della disavventura vissuta dal collega Emiliano Fanicchia al Pronto soccorso di Tor Vergata.

Il collega Antonio Fanicchia mostra i segni dell’aggressione subita.

Arriva in Pronto soccorso un ragazzo in stato di agitazione psicomotoria dopo abuso di alcool. Effettuo il triage, ci parlo, cerco di calmarlo per evitare che possa creare problemi, visto che ci sono circa 80 persone e sono le 5 di mattina… In un primo momento riesco a calmarlo e lo metto in barella all’interno del Ps. Dopo circa 30 minuti, si strappa ago e terapia infusionale e scappa dentro l’ospedale. Lo rincorro e riesco a calmarlo ancora una volta.

Arriva il padre, che mi chiede di aiutarlo perché non sa più come fare col figlio. Gli prometto che lo aiuteremo e lo faccio entrare perché il figlio chiede di vederlo. All’interno discutono e il ragazzo, ancora una volta, si allontana, per poi rientrare col padre dopo che ha dato in escandescenze fuori dal Ps. Essendo riuscito a calmarlo più volte, nel momento in cui rientra mi adopero per farlo calmare ancora, ma lui vuole sapere i nomi dei colleghi del 118 che lo hanno portato in ospedale, perché li vorrebbe denunciare (ovviamente farnetica).

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Io non conosco i loro nomi perché sono colleghi nuovi, che vedo per la seconda volta (ma comunque non glieli avrei dati per la privacy). Lo comunico al paziente, che allora inizia ad inveirmi contro, urlando, mentre il padre cerca di calmarlo insieme a me. Lui non ne vuole sapere, vuole quei nomi e al mio nuovo diniego mi strappa gli occhiali, rompendomeli, e mi colpisce con un pungo! Ovviamente questa storia va condivisa a beneficio di tutti i colleghi che subiscono aggressioni in servizio, in tutta Italia, non solo perché lo sfortunato protagonista sono io.

Risultato della mia notte in Triage: “Trauma cranio-facciale e trauma mano sinistra da aggressione”, oltre gli occhiali da vista rotti! Tutto questo per un ragazzo sotto effetto di alcool, e forse altro, al quale per più di un’ora ho provato a dare una mano, cercando di calmarlo a parole, come la mia deontologia mi impone. Adesso le parole non ci sono. C’è solo la delusione per l’ennesima aggressione a un infermiere di triage (stavolta è toccato a me), come accade tutti i giorni in tutta Italia. Non siamo carne da macello!

Emiliano Fanicchia

 

Redazione Nurse Times

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