ROMA – “Intervenire prima che sia troppo tardi, avviando un proficuo tavolo di confronto che coinvolga, indistintamente, tutte le parti in causa, con in primo luogo il Governo, chiamato, in questo frangente più che mai, ad assumere una posizione di grande responsabilità”.
Il pressing del sindacato Nursing Up e del suo presidente nazionale, Antonio De Palma, sul rinnovo del contratto, non si ferma. Anzi sono questi, a giudizio di De Palma, i momenti per mettere a disposizione del comparto sanità “nuove e congrue risorse”.
L’appello il presidente nazionale di Nursing Up lo rivolge a tutte le organizzazioni sindacali coinvolte nella trattative per il rinnovo del contratto. Innanzitutto evitando divisioni, in questo momento storico con l’aumento dell’inflazione e i rincari dei beni di prima necessità.
Al Governo il presidente De Palma chiede di agire in concerto “con i massimi rappresentanti delle Regioni, con il Presidente Fedriga e il Presidente del Comitato di Settore Caparini, al fine di trovare una degna soluzione”.
Se da una parte aumenta il costo della vita (e i prezzi della benzina di questi giorni ne sono la plastica rappresentazione) dall’altra ci sono gli stipendi compresi quelli degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, fermi al palo da troppo tempo.
“Ora, più che mai, occorre individuare la modalità più concreta per inserire nuove risorse economiche a disposizione del nascente contratto della sanità” rilancia il presidente nazionale di Nursing Up. Il rischio è quello di essere beffati: ricevere un aumento in busta paga che, in concreto, potrebbe rivelarsi come un nulla di fatto.
“Nel contratto in discussione – ricorda De Palma – tolte le indennità specifiche ed aggiuntive, cioè quelle che il personale sanitario si è guadagnato sul campo in tempo di pandemia, non si discosta molto dal 5% di aumento”.
Gli stipendi degli infermieri italiani, ricorda il presidente nazionale di Nursing Up, sono tra i più bassi d’Europa e da anni il rinnovo è fermo al palo. Adesso che qualcosa si muove, si rischia una beffa.
Salvatore Petrarolo
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