Infermieri

Quanto vale l’infermiere?

Qualche considerazione sulla cosiddetta questione infermieristica.

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Sarà per la ricorrenza del bicentenario della nascita di Florence Nightingale, sarà per l’emergenza coronavirus o sarà perchè l’azione della Fnopi ha preso negli ultimi mesi un accelerazione importante. Sta di fatto che sempre maggiore è l’attenzione sulla questione infermieristica.

Purtroppo, però, sembra più un’attenzione di facciata che di sostanza. Tutti a stracciarsi le vesti per questi poveri infermieri italiani, ma solo a parole: fatti zero, mantenendo di fatto una inerzia assordante. QUANTO VALE IL SAPERE, IL SAPER FARE E IL SAPER ESSERE INFERMIERI? CHI SI PONE QUESTA DOMANDA? CHI DA’ RISPOSTA A QUESTO DILEMMA?

La politica, a parte gli elogi di facciata, non va oltre, e la riprova è che ancora oggi abbiamo gli stipendi più bassi di Europa. Fanno proclami e documenti in cui si impegnano a implementare l’inermieristica di famiglia, gli ospedali di comunità, ma poi, nei fatti, gli infermieri non si assumono o, se lo si fa, si fa col contagocce, non si stanziano fondi per i rinnovi contrattuali che siano in grado di equiparare gli stipendi almeno alla media Europea. Sulle competenze avanzate (di cui si sta discutendo in stato/regioni) le iedee sono molto, ma molto confuse, e di fatto molto lontane dalle istanze che vengono dalla professione. Non per ultimo, ancora si mantegono gli infermieri da un punto di vista contrattuale nello stesso comparto che annovera, con tutto il rispetto, operai, oss, amministrativi, autisti e quant’altro, condannadoli vita natural durante a contratti miseri e offensivi della professione e delle competenze, del loro impegno quotidiano a tirare avanti una barca che fa acqua da ogni singolo fasciame, misconoscendo persino l’elevata formazione universitaria.

Così non va. Non bastano proclami ed elogi: serve mettere mano e soldi alle assunzioni, al riconoscimento delle competenze avanzate, alla fuoriuscita dal comparto, a una riorganizzazione che tenga conto in un ottica ampia e funzionale delle nuove emergenze, delle disabilità e delle cronicità. Situazione, questa, in cui proprio la nostra professione è da sempre in prima linea offrendo capacità e competenze. serve di rivedere l’intera struttura e organizzazione del sistema salute. ecco questo ci aspettiamo dalla politica fatti e non proclami, non ci basta più la pacca sulle spalle,ne abbiamo ricevute fin troppe ed abbiamo visto fin troppe volte vanificati gli intenti nelle pastoie delle burocrazie e dei veti incrociati. Si decida una volta per tutte cosa si vuole essere da grandi e quali sono gli strumenti per divenirlo.

Basta con sindacati che, quando si parla della questione infermieristica, si girano dall’altra parte, che accettano supini ogni dictat contrattuale delle controparti pur di mantenere il loro staus quo di cogestori all’interno delle aziende. Basta con le clientele, i favori personali, l’accattonaggio di tessere interessate. Anche loro devono decidere che fare da grandi. L’occasione del nuovo contratto che si sta discutendo è palesemente un banco di prova, e all’interno di questo lo è quello delle competenze specialistiche ed esperte che, per come si stanno delineando le cose, è davvero ridicolo e umiliante per chi ha speso tempo proprio, denaro e impegno per studiare e acquisirle sulla carta. Sì, perchè, per come si sta improntando il discorso, mi pare che, a parte per pochi fortunati amici degli amici, per la grande massa dei colleghi saranno e resteranno riconoscimenti negati.

Allora, se queste competenze devono essere riconosciute, che lo siano davvero e per tutti gli aventi diritto. Diritto rappresentato dalla formazione post-laurea che hanno seguito e acquisito. Diritto rappresentato dall’acquisizione di competenze specifiche tramite altri corsi o tramite esperienza di almeno tre anni in un determinato ambito lavorativo. Solo questo, con un adeguato e dignitoso riconoscimento economico, proporzionato alle responsabiltà, è un modo accettabile di arrivare alle fantomatiche competenze avanzate che tutti vogliono e nessuno vuole applicare, come si dovrebbe per rispetto e riconoscimento di quanto svolto finora.

Le aziende, poi, dovranno essere obbligate a un reale rispetto della professione. Nel 2020 è ora di dire basta a utilizzare gli infermieri per ogni cosa, per coprire ogni carenza e ogni mancanza delle aziende. Basta, essere i factotum per aziende che perseguono lo sfruttamento degli infermieri come ragione di vita e di guadagno. GLI INFERMIERI SONO PROFESSIONISTI INTELLETTUALI LAUREATI, ISCRITTI A UN ORDINE E SOTTOPOSTI A UN OBBLIGO DI ASSICURAZIONE PER IL LORO OPERATO.

E allora che siano messi in condizione di fare il loro, e solo il loro. Essere cioè RESPONSABILI E PIANIFICATORI DELL’ASSISTENZA GENERALE E SPECIALISTICA DEI LORO PAZIENTI. SIANO PERCIO’ FORNITI IL NECESSARIO PERSONALE DI SUPPORTO, UN’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO MIRATA A UNA REALE PRESA IN CARICO DEI PAZIENTI, MEZZI E STRUMENTI IDONEI E SUFFICIENTI, NONCHE’ STAFFING ADEGUATI A NON SUPERARE MAI IL RAPPORTO INFERMIERE/PAZIENTE DI 1 A 6, COME RACCOMANDATO DA AMPIA LETTERETURA INTERNAZIONALE.

La Fnopi e i vari Ordini provinciali stanno registrando in generale un certo attivismo, finalmente direi, su queste tematiche, ma restano a livello provinciale ancora alcune zone di ombra che la Federazione nazionale deve in un certo senso costringere a emergere, a prendere chiare e univoche posizioni, in linea con quanto emerge in sede nazionale.

Torno inoltre su una vecchia proposta che vedo quanto mai utile: iniziare a progettare, sia da un punto di vista politico e di politica professionale che da un punto di vista pratico e di cooperazione fattiva. La “legislatura” della professione sta volgendo al termine presto ci saranno nuove elezioni, e allora perchè non convocare al più presto gli “Stati generali dell’infermieristica italiana”? Uno strumento di discussione, di progettazione, di costruzione cui invitare tutti, ma proprio tutti, gli attori che ruotano intorno alla professione e alla politica professionale, in modo da creare un programma di lavoro coinvolgente e condiviso. Uno strumento di unità di intenti della professione in cui ci si senta tutti coinvolti e a cui ognuno per le proprie prerogative e competenze possa contribuire, in modo da lasciare in eredità a chi sarà eletto o rieletto uno strumento di lavoro e finalmente una vera unità della professione.

Allora, quanto vale la nostra professione? Vale tutto questo e anche di più. Qui non è solamente in ballo un problema di stipendio, e non saranno i quattro spicci messi forse a disposizione a soddifare questa esigenza. Qui è questione di dignità umana e professionale. Basta con le chiacchiere sterili e inutili. Se tutti si riempiono la bocca con gli infermieri, allora che si diano risposte vere e concrete agli infermieri. La questione infermieristica e tutta sul tavolo con la sua prorompente drammaticità, sia per i professionisti che la subiscono sia per i cittadini cui viene di fatto negata la nostra competenza e la stessa assistenza infermieristica. E anche per la politica sanitaria del Paese, che ha l’arduo compito di cambiare il modo di assistere i cittadini, adeguandolo alle mutate esigenze della popolazione. Passare dal curare una malattia al prendersi cura delle persone (che naturalmente non esclude certamente il curare anche le loro malattie) è un passo arduo, ma è alla base della soluzione della questione infermieristica. Ed è l’unica risposta che la politica può dare alla solita domanda: QUANTO VALE UN INFERMIERE?

Angelo De Agelis

 

Angelo De Angelis

Diploma di INFERMIERE PROFESSIONALE presso Centro idattico Polivalente Pio Istituto ed Osperali Riuniti ROMA nel 1980 Dal luglio 1980 INFERMIERE presso ospedale S.Giovanni Roma strumentista in C.O. chirurgia generale, infermiere in pronto soccorso chirurgico,medico e successivamente cardiologio Dal 1990 infermiere in ambulanza B.L.S A.L.S CENTRALE OPERATIVA DAL 2008 INFERMIERE presso CENTRO DI ASSISTENZA DOMICILARE ASL RM1 accoglienza e supporto agli utenti e famigliari coordinamento e consulenza agli infermieri nel territorio Nel 2013 LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE INFERMIERISTICHE ED OSTERICHE presso università SAPIENZA DI ROMA

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