Infermieri

Percorsi omogenei nei pronto soccorso: il Piemonte applica nuove linee guida. L’Assessore Icardi: “Infermieri ancor più valorizzati”

TORINO – La valorizzazione della professione infermieristica verrebbe da dire che parte da lontano.

Perché l’applicazione da parte della Regione Piemonte delle nuove linee di indirizzo per percorsi omogenei nei pronto soccorso se da una parte mette in primo piano la figura dell’infermiere dall’altra ne è la diretta conseguenza, o il risultato se si preferisce, del coinvolgimento degli infermieri stessi (insieme ai medici) nei tavoli tecnici di lavoro promossi dalla Regione stessa.

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Lo ribadisce l’assessore alla sanità piemontese, Luigi Genesio Icardi, in questa intervista in esclusiva a Nurse Times. 

Assessore Icardi, siete tra le prime regioni italiane ad applicare le linee d’indirizzo per percorsi omogenei nei Pronto soccorso. Che risultati vi attendete per la sanità del Piemonte?

«Siamo tra le prime regioni che hanno redatto le linee guida regionali recependo il lavoro che è stato fatto a livello nazionale con le norme quadro, all’interno delle commissioni nazionali erano presenti diversi professionisti esperti piemontesi che hanno contribuito a redigere i documenti di indirizzo.

La revisione del triage non comporta solo una distribuzione dei pazienti per intensità di cura, tenendo conto delle persone con fragilità, problematiche sociali, ma si rende garante dell’equità delle cure per tutti. La sinergia dei quattro documenti (triage – fast track – OBI e sovraffollamento) rende più fluida e efficace l’organizzazione del Pronto soccorso, riducendo le attività inappropriate e migliorando la presa in carico del paziente.

Fondamentali sono l’appropriatezza di priorità e ridistribuzione dei tempi di attesa a favore dei pazienti con problematiche di emergenza urgenza (patologie tempo dipendenti, come trauma, ictus, sindromi coronariche, patologie ostrico-ginecologiche),  l’omogeneità organizzativa di tutti i Pronto soccorso della regione, i percorsi dedicati ai codici minori e di pertinenza specialistica, la presa in carico precoce infermieristica per avvio rapido di percorso, i percorsi dedicati alla fragilità (violenza di genere, anziani, abusi e violenza su minori, pazienti con problematiche psichiatriche) e la gestione dell’attesa di ricovero (boarding).

In Piemonte abbiamo creato dei tavoli tecnici di lavoro con medici ed infermieri direttamente impegnati a diverso titolo nei contesti operativi emergenziali intraospedalieri, avvalendoci anche della Società italiana medicina emergenza urgenza (Simeu) piemontese, per confrontarci non solo sulla quantità e qualità delle risorse, ma anche sull’implementazione di strategie organizzative per il miglioramento della qualità dell’assistenza erogata».

Ritiene che il provvedimento della Giunta regionale del Piemonte sia utile a valorizzare il lavoro degli Infermieri in un sistema salute in continua evoluzione?

«Il triage è per definizione l’attività infermieristica

che valorizza e pone il professionista infermiere in una condizione di continua evoluzione e perfezionamento delle proprie competenze. L’infermiere riveste un elevato grado di responsabilità con una forte ricaduta sia sulla salute e sulla qualità dell’assistenza erogata che sull’organizzazione dei percorsi. Adeguatamente formati, gli infermieri diventano ancora più protagonisti nella gestione dei flussi, nella appropriatezza di attribuzione di priorità, di interventi immediati (dolore) e fondamentali per garantire il corretto funzionamento non solo del Pronto soccorso, ma dell’intero ospedale. Sono protagonisti indiscussi nella pandemia, non solo per la gestione dei doppi percorsi e la garanzia di sicurezza per tutti i pazienti afferenti al Pronto soccorso, ma anche per la gestione dei pazienti ricoverati in terapia sub-intensiva».

Con le nuove linee guida si eviterà di ingolfare i Pronto Soccorso con i cosiddetti accessi impropri, ancor di più in questa lunga fase di pandemia?  

«Ci attendiamo dei miglioramenti, anche se il problema del sovraffollamento è complesso e generato da molteplici cause che non risiedono unicamente nell’organizzazione dei servizi di emergenza/urgenza. Con l’istituzione e potenziamento dei fast track o dei percorsi dedicati, i pazienti saranno indirizzati rapidamente verso la soluzione della problematica di salute direttamente dal triage, senza quindi sostare all’interno dei Pronto soccorso. Nel piano di gestione del sovraffollamento sono anche comprese le strategie da attuare in collaborazione con il territorio per favorire dimissioni precoci, ma protette, così come l’OBI ha funzione efficace nella gestione di appropriatezza dei ricoveri e dimissioni sicure».

A proposito di emergenza sanitaria: come è stata affrontata dalla Regione Piemonte?

«E’ stata vincente la cooperazione tra l’iniziale Unità di Crisi della Regione Piemonte e la rete dei Pronto soccorso ora coordinata dal Dirmei (Dipartimento interaziendale regionale malattie ed emergenze infettive) dell’Asl Città di Torino che opera come riferimento dell’Assessorato per la gestione ottimale dei flussi di tutti i pazienti affetti da Sars Cov-2 di qualsiasi intensità di cura e l’assunzione di tutto il personale che è possibile reclutare a garanzia del funzionamento dei doppi percorsi, dell’attività di sub-intensiva e terapia intensiva.

La Regione ha promosso misure specifiche riguardanti le Rsa e la medicina territoriale, puntando all’integrazione territorio/ospedale. Ha attivato un progressivo potenziamento dei test di screening e promosso con forza e determinazione il piano vaccinale, che ha ottenuto una massiccia adesione della popolazione. La situazione al momento è sotto controllo, con numeri da “zona bianca”, tuttavia rimane prioritaria la collaborazione dei cittadini nell’utilizzare comportamenti adeguati (distanziamento, mascherine, isolamento ecc.) e la vaccinazione degli scettici».

Salvatore Petrarolo, Direttore Nurse Times

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