Pergine Valsugana, falsi tamponi rilasciati su richiesta: infermiere nei guai. Opi Trento: “Saremo inflessibili”

L’accusa è di aver venduto sottocosto migliaia di test fasulli. Sequestrati 120mila euro come come probabile provento dell’azione illecita. L’Ordine: “Se confermata, notizia scandalosa e inaccettabile”. E non sarebbe un caso isolato…

“Se saranno confermati, si tratta di fatti gravissimi, sui quali saremo inflessibili”. Non si è fatta attendere la reazione di Opi Trento alla notizia dei falsi tamponi rilasciati su richiesta in un ambultaorio del Centro sportivo di Pergine Valsugana, ora chiuso. Nella vicenda risulterebbe coinvolto un infermiere, accusato a seguito di un’indagine svolta da Guardia di Finanza e carabinieri su segnalazione di alcuni anonimi, insospettiti dall’attività del professionista.

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I test fasulli sarebbero migliaia, e tra le ipotesi di reato figura quella di corruzione anche a carico dei “clienti”, che avrebbero pagato per ottenere le certificazioni. Ma non basta. Gli inquirenti hanno ordinato il blocco degli account utilizzati per svolgere l’attività, mentre 120mila euro in contanti sono stati sequestrati come probabile provento dell’azione illecita.

A insospettire gli inquirenti, il fatto che dal centro tamponi fossero rilasciati ogni giorno circa 600 Green Pass, ma i test effettuati non superavano mai i 400. L’infermiere avrebbe dovuto effettuare più di 100 tamponi all’ora. Insomma, i conti non tornavano.

Pare che l’operatore disponesse di accrediti rilasciati dall’Azienda sanitaria come libero professionista e operasse sette giorni su sette, vendendo i tamponi a prezzo ribassato: 10 euro, contro i 15 della media di mercato. Sarebbero dunque 12mila i falsi test rilasciati. Inoltre, con l’abilitazione all’inserimento dei dati, il professionista avrebbe rilasciato anche le relative Certificazioni verdi Covid-19.

“Oltre ai rischi per la salute pubblica e alle responsabilità penali, è evidentemente lesa l’immagine degli infermieri che stanno garantendo nei diversi contesti la cure dirette e indirette ai cittadini in situazioni complesse e difficili – commenta Opi Trento -. L’aggravante sarebbe l’effetto lesivo sulla fiducia dei cittadini che credono nella professione infermieristica e dei colleghi infermieri che mettono a rischio quotidianamente la propria salute, e spesso la vita, per tutelare quella delle persone”.

E ancora: “Condotte quali quelle oggetto di indagine penale comporterebbero, inoltre, una evidente violazione delle norme deontologiche e dei fondamentali principi posti alla base della professione infermieristica. Una notizia che, se confermata, risulterebbe essere scandalosa e inaccettabile per le possibili responsabilità dell’infermiere coinvolto. L’Ordine manterrà alta l’attenzione, effettuerà le verifiche necessarie e attiverà tutte le azioni e le conseguenti eventuali decisioni di propria competenza disciplinare. L’Ordine manifesta infine alla magistratura la propria piena e incondizionata collaborazione alle indagini in corso”.

E lo scandalo di Pergine Valsugana non sarebbe un caso isolato. Secondo la pista seguita dalla Procura di Trento, infatti, certificazioni fasulle sarebbero state rilasciate da un altro centro diagnostico, avviato il 16 gennaio e con sede nella parte nord del capoluogo. Sarebbero cinque, in tutto, le persone accusate di avere gestito una sorta di mercato nero dei test antigenici (tra questi anche l’infermiere fermato in Valsugana). Si valutano, inoltre, altre posizioni. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al falso fino alla corruzione, passando per l’accesso abusivo informatico.

Redazione Nurse Times

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