Mantova, morì dopo il ricovero per un Tso: a processo due medici

I sanitari sono accusati di omicidio colposo per aver somministrato al paziente un dosaggio sbagliato di farmaci.

Era finito in ospedale per un trattamento sanitario obbligatorio. Ricoverato nel reparto di Psichiatria, dopo qualche ora era morto. Per quel decesso inaspettato sono finiti a processo due medici dell’ospedale “Carlo Poma” di Mantova. Si tratta di Antonino Grano, 37 anni di Montichiari, all’epoca dei fatti medico di turno al Pronto soccorso, e di Giuliano Crocco, 54 anni di Brescia, medico psichiatra. Entrambi sono accusati dalla Procura di omicidio colposo. La vittima si chiamava Antonio Scaletta, aveva 52 anni ed era originario di Sassari. Abitava a Mantova da poco tempo. Nella relazione conclusiva allegata agli atti di indagine il medico legale ha scritto che a causare la morte del paziente sarebbe stato un dosaggio sbagliato dei farmaci. Era il 17 novembre del 2016 quando una vicina di casa di Scaletta segnalò al 113 che un uomo stava dando in escandescenze all’interno del proprio appartamento. Si sentivano distintamente il rumore di calci alla porta e urla fortissime. Intervenne una volante della polizia, che trovò il 52nne in forte stato di agitazione. Un’ambulanza del 118 lo trasportò al Pronto soccorso, dove i medici, prima di ricoverarlo in Psichiatria, gli somministrarono dei sedativi. D’un tratto però le sue condizioni peggiorarono e, alle 5 del mattino, il suo cuore cessò di battere. Ieri mattina la prima udienza, davanti al giudice Enzo Rosina
. I due medici sono accusati di aver cooperato colposamente tra loro con condotte colpose idonee a provocare la morte. L’arresto cardiocircolatorio, come si legge nel capo di imputazione, sarebbe stato causato dalla concomitanza e successiva somministrazione di più farmaci ipnotici-sedativi in associazione a uno stato di intossicazione alcolica. In particolare Antonino Grano, a fronte di uno stato di agitazione acuta del paziente, avrebbe indicato al collega Crocco un farmaco che, somministrato insieme agli altri dati in precedenza, avrebbe creato le condizioni idonee perché si verificasse un arresto cardiocircolatorio. Ieri mattina sono stati sentiti diversi testimoni. Tra questi, la vicina di casa che ha dato l’allarme, i poliziotti intervenuti sul posto, il fratello della vittima e un infermiere del 118. Quattro famigliari (il fratello, la moglie e i due figli) si sono costituiti parte civile. La prossima udienza è stata fissata per il 16 giugno. Redazione Nurse Times Fonte: Gazzetta di Mantova  
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