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Lacci emostatici in ospedale: il 70% contaminato da batteri pericolosi per la vita dei pazienti

Secondo i dati emersi da una nuova ricerca che sarà presentata all’European Congress of Clinical Microbiology & Infectious Diseases (ECCMID) di Amsterdam (13-16 aprile 2019) la maggior parte dei lacci emostatici presenti nei reparti ospedalieri ispezionati sono sufficientemente contaminati da agenti patogeni da mettere a repentaglio la sicurezza del paziente e a compromettere irreparabilmente la qualità dell’assistenza.

Il laccio emostatico rappresenta uno dei dispositivi medici non monouso più utilizzati nei sistemi sanitari di ogni parte del mondo. Viene generalmente utilizzato durante le procedure di venipuntura periferica venendo posizionato nella parte superiore del braccio per permettere un più semplice reperimento del vaso sanguigno o per consentire il prelievo di un campione ematico ad esempio.

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Dallo studio condotto dalla drs. Nádia Osório e dai suoi colleghi ricercatori del Polytechnic Institute of Coimbra (Portogallo), sarebbero emersi tassi di contaminazione batterica estremamente elevati. I microrganismi che contaminano principalmente il device sono stati identificati ed analizzati.

Generalmente questi dispositivi vengono riutilizzati tra un paziente e l’altro, esponendoli a rischio di contaminazione crociata.

Gli autori dello studio hanno specificato come “I lacci emostatici frequentemente riutilizzati in svariate procedure tra differenti pazienti sono associati ad elevatissimi tassi di contaminazione e presenza di microrganismi multiresistenti. Nonostante ciò, non esistono studi che ricapitolino tutte le ricerche disponibili riguardanti la contaminazione dei lacci emostatici, ed in particolare, le tipologie di microrganismi responsabili.

Il team di scienziati ha preso in considerazione gli studi potenzialmente rilevanti scritti in lingua inglese, francese, spagnola e portoghese pubblicati fino al mese di dicembre 2017.

Dopo una dettagliata analisi, sono stati inclusi 20 studi clinici

che hanno combinato complessivamente i dati relativi a 1.479 lacci emostatici. Il tasso di contaminazione è risultato essere compreso tra il 10% ed il 100% per gli stafilococchi coagulasi-negativi, risultati essere i più comuni microrganismi rinvenuti. Complessivamente sono risultati presenti su 441 dei lacci emostatici analizzati.

Gli stafilococchi coagulasi-negativi sono responsabili di una serie di infezioni nosocomiali cutanee e dei tessuti molli, spesso molto difficili da trattare.

Dallo studio sono emerse anche contaminazioni  da altre specie batteriche quali Escherichia coliKlebsiellaPseudomonasAcinetobacter baumannii e Stenotrophomonas maltophilia con tassi di contaminazione individuali inferiori al 10% per ogni specie.

Questi batteri sono potenzialmente responsabili di patologie gravi quali polmoniti di vario genere, rappresentando un rischio elevato per gli individui con un sistema immunitario compromesso e per coloro che sono affetti da patologie croniche quali la fibrosi cistica.

Gli autori hanno riscontrato come 15 studi analizzati mostrassero tassi di contaminazione elevati in oltre il 70% dei lacci esaminati. Hanno pertanto concluso che: “Questi dati ribadiscono il rischio inerente all’uso di lacci emostatici riutilizzabili. La sicurezza dei pazienti e la qualità dell’assistenza sono messe a repentaglio, in relazione ad una potenziale disseminazione di microrganismi tra più pazienti attraverso l’utilizzo di tale dispositivo.”

La Osório ha inoltre aggiunto che “ulteriori studi dovrebbero essere sviluppati incentrandosi su eventuali programmi/linee guida di decontaminazione dei lacci emostatici utilizzati nei reparti ospedalieri e negli ambulatori. Occorre formare adeguatamente il personale attraverso appositi training. È necessario considerare l’introduzione di lacci emostatici monouso come potenziale risoluzione del problema.”

Simone Gussoni

Fonte

Dott. Simone Gussoni

Il dott. Simone Gussoni è infermiere esperto in farmacovigilanza ed educazione sanitaria dal 2006. Autore del libro "Il Nursing Narrativo, nuovo approccio al paziente oncologico. Una testimonianza".

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