Ogni anno la campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) “Save lives”, mira ad incrementare l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sull’importanza dell’igiene delle mani nei contesti sanitari e a “mettere assieme le persone”, professionisti e pazienti, a sostegno della stessa causa a livello mondiale. Il focus della campagna di quest’anno è sulla promozione delle pratiche di igiene delle mani in ambito chirurgico, in un continuum di cure che va dai reparti alle sale operatorie, fino ad arrivare ai servizi ambulatoriali.
Basti pensare che ogni anno nel mondo subiscono un intervento chirurgico ben 313 milioni di persone e di questi ben il 31% avrà un’infezione della ferita chirurgica, di cui circa un terzo sarà causata dall’MRSA (Stafilococco aureo meticillino resistente), rendendone difficile il trattamento per via degli alti tassi di resistenza di questo batterio agli antibiotici. Questi pochi dati assieme a quelli relativi alla mancata aderenza ad una pratica tanto ovvia e scontata, tanto più se ci riferiamo a contesti chirurgici (il 61% degli operatori sanitari e 1 su 2 membri dello staff chirurgico non si lava le mani nel momento opportuno), ci dicono che molto c’è ancora da fare, e questo è vero tanto per i paesi ricchi tanto per quelli in via di sviluppo.
E proprio pensando ai Paesi in via di sviluppo che l’O.M.S. ha dato il via lo scorso anno, ad una campagna “Wash in health care facilities
”, a supporto della presenza di acqua, sanitizzazione ed igiene nei contesti sanitari e di vita quotidiana. Il 35% della popolazione africana, sudamericana ed orientale, difatti, non ha ancora accesso a questi servizi ed infrastrutture. Il rischio di sepsi, in questi contesti è di 34 volte più alto rispetto ai paesi occidentali.L’O.M.S. ha messo a disposizione degli operatori e dei pazienti materiale dedicato, a partire da poster, reminder e altro materiale informativo, indicando i momenti nei quali è opportuno lavarsi le mani all’interno di contesti chirurgici, oltre alle raccomandazioni standard che prevedono il lavaggio delle mani con molecola idroalcolica o sapone prima del contatto con il paziente, prima di una procedura asettica, dopo l’esposizione ad un liquido biologico, dopo il contatto con il paziente e dopo il contatto con l’ambiente immediatamente circostante al paziente.
Nella sola Europa si stimano 37000 decessi come conseguenza diretta delle principali infezioni (dati dell’European Centre for Desease and Control), che sono quelle del tratto urinario, seguite da quelle dell’apparato respiratorio, quelle della ferita chirurgica e le batteriemie, di queste ben il 20/30% sono prevenibili. Nel nostro Paese la situazione è pressoché sovrapponibile a quella europea, sebbene in questi ultimi anni le infezioni sostenute da germi multi resistenti siano in aumento, di contro l’adesione complessiva all’igiene delle mani rimane tra le più basse tra i paesi occidentali ed europea nella fattispecie, attestandosi intorno al 40%. Questo ci dice che nonostante le Campagne dell’O.M.S. mettano a disposizione di tutti i Paesi, compreso il nostro, materiali e strumenti didattici, nel nostro Paese probabilmente manca a tutt’oggi un supporto politico convinto, il pieno coinvolgimento dei pazienti, spot televisivi che aumentino negli utenti la consapevolezza della mancata adesione e delle sue conseguenze sulla salute dei cittadini e interventi mirati a livello nazionale e non variegati, per via della regionalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale.
Facciamo in modo, dunque, che questa Giornata internazionale sull’igiene delle mani non diventi un “appuntamento” privo di contenuti come tanti altri, ricordandoci, quando pensiamo che sia un’azione noiosa e gravosa, che il lavarsi le mani salva delle vite umane.
Il video dell’OMS della campagna “Clean your hands”
Rosaria Palermo
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