Incredibile a Terlizzi (Bari): donna visitata dalla guardia medica attraverso videocitofono

La vicenda, per fotuna a lieto fine, risale a qualche settimana fa ed è stata raccontata a una testata locale dal figlio della malcapitata paziente.

Una visita attraverso videocitofono. L’ha eseguita la guardia medica dell’ospedale “Sarcone” di Terlizzi (Bari), dove una donna in preda a forti dolori addominali, accompagnata dal padre, era giunta nella notte di qualche settimana fa.

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Alcune ore dopo, di fronte al complicarsi della situazione, la famiglia l’aveva portata al Pronto soccorso di Molfetta, ricevendo una diagnosi che nulla aveva che fare con quella effettuata in precedenza: era necessaria l’asportazione d’urgenza dell’appendice. Per fortuna tutto si è risolto per il meglio, ma la vicenda, in parte conseguenza della recente chiusura del Pronto soccorso di Terlizzi, ha comunque dell’incredibile. La ripercorriamo di seguito, attraverso la lettera che il figlio della donna, Gianluca, ha inviato al portale MolfettaLive.it.

“Mi chiamo Gianluca, sono un giovane pugliese, nato a Terlizzi, ma da diversi anni vivo a Parma per motivi di lavoro. Da decenni questa piccola comunità nel Nord Barese paga le conseguenze di una cattiva gestione sanitaria, che ha visto il nostro ospedale sempre al centro di dibattiti politici, tra annunciate chiusure, che sono divenute aperture nell’era Vendola, e che in questo ultimo periodo si sono tramutate in riconversioni.

Ho deciso di scrivere queste poche righe per mettere in risalto un brutto episodio che i miei genitori hanno potuto vivere sulla propria pelle in pieno lockdown. Qualche settimana fa, durante una tranquilla serata, mia madre ha accusato forti dolori addominali, che hanno indotto mio padre a recarsi in ospedale, dove ad aspettarlo non c’era un pronto soccorso come nei paesi civili ma, a causa della chiusura di quest’ultimo, bensì una semplice guardia medica.

L’incaricato di turno, non potendo ricevere i miei genitori in ambulatorio, per non so quale motivo ha pensato bene di diagnosticare il problema attraverso un videocitofono, ripeto videocitofono, prescrivendo dei medicinali adatti ad alleviare i dolori. Peccato che, dopo diverse ore, la situazione sia precipitata e i miei genitori abbiano deciso di recarsi al Pronto soccorso della vicina Molfetta, con la speranza di una visita immediata. Ma per sfortuna o inefficienza la visita è avvenuto solo dopo qualche ora, con una diagnosi alquanto scioccante: intervento d’urgenza per l’asportazione dell’appendicite. Per bravura dei medici, e con tanta fortuna, la situazione si è risoltacon esito positivo, ma ha lasciato una forte delusione, perché è inammissibile che nella nostra città non sia contemplato un diritto importante come la salute, scritto a caratteri cubitali anche nella Costituzione.

Per me, pugliese emigrato, è una ferita che si riapre, perché è inconcepibile come una regione che attira turisti da ogni dove non riesca a garantire un minimo punto d’intervento in qualsiasi zona. Ci si trova costretti a spostarsi in città limitrofe, a volte con mezzi propri, andando a sovraccaricare pronto soccorso già saturi per via di carenze organiche e strutturali.

Spero che questa triste storia aiuti le classi politiche a capire che episodi di questo genere non dovrebbero avvenire in un paese normale, ma soprattutto che in una cittadina come Terlizzi, che ha una popolazione di circa 30mila abitanti, è vergognoso non poter aver un pronto soccorso dove potersi recare e avere un primo intervento, che nei casi più gravi potrebbe anche salvare vite. Ai miei concittadini, invece, l’invito è quello di svegliarsi e affiancare chi in questo momento sta conducendo una battaglia almeno per riavere il pronto soccorso, perché quello che è successo ai miei genitori potrebbe succedere a chiunque, e non so se tutte le volte l’epilogo possa essere positivo.

Mi auguro che questa lettera serva a smuovere un po’ le menti, dato che parliamo di salute. E naturalmente evito di fare paragoni con l’Emilia Romagna: non avrebbe senso, in quanto continuo ad amare la mia terra e la mia città. Il mio impegno, nonostante la distanza, è quello di migliorare questa zona e non di esprimere giudizi negativi”.

Redazione Nurse Times

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