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Incentivi a medici e infermieri di confine, è polemica sulla “tassa” per i frontalieri

Dalla Cgil arrivano aspre critiche all’articolo 50 della bozza di manovra finanziaria, che impone a chi lavora all’estero il versamento di un contributo finalizzato a “premiare” chi decide di restare in Italia: “Provvedimento demagogico e iniquo. Non è così che si affronta il problema della fuga di professionisti sanitari verso la Svizzera”.

Fa discutere la previsione, contenuta nella bozza della manovra finanziaria (articolo 50), di un’indennità mensile da riconoscere a medici e infermieri che lavorano nelle aree di confine (Varese/Como, Sondrio e Lecco). Mentre Nursing Up Lombardia ha di fatto “benedetto” l’iniziativa, ritenendola adatta a contrastare la fuga di professionisti sanitari verso la Svizzera, da altre parti arrivano invece aspre critiche.

Non convince, in particolare, la scelta di caricare il peso di tale indennità sui frontalieri, tenuti a versare un contributo che va dal 3 al 5% del reddito netto guadagnato oltre confine per garantire a chi decide di restare in Italia un “premio” medio quantificabile in 750 euro al mese

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A tutti gli effetti si tratta di una nuova tassa, il cui meccanismo di applicazione è ancora tutto da definire, visto che i frontalieri, tassati alla fonte in Canton Ticino, e quindi non soggetti a Irpef, dovrebbero poi dichiarare il loro reddito netto e versare il contributo, il cui ammontare sarà deciso dalle Regioni.

Matteo Mandressi, segretario di Nidil Cgil Como, definisce “demagogico e iniquo” il provvedimento con cui “il Governo italiano affronta l’annoso problema delle aree di confine, esploso in epoca Covid, ovvero la fuga di medici e infermieri verso il Canton Ticino”, perché “in pratica si scaricano sui lavoratori i costi di una criticità di sistema”.

E aggiunge: “Il Governo veicola un messaggio errato. Lascia infatti intendere che i ‘vecchi frontalieri’ fino a oggi non abbiamo prodotto un gettito fiscale nel nostro Paese. A tal proposito ricordiamo che, a fronte di un accordo internazionale tutt’ora vigente tra Italia e Svizzera, i Comuni di confine sostengono i propri bilanci grazie ai ristorni dei frontalieri, quota parte del prelievo fiscale alla fonte”.

Da qui la richiesta di ritiro del provvedimento, assunto senza interpellare i sindacati o aprire un tavolo di trattative. Una richiesta destinata però a cadere nel nulla, poiché la premier Giorgia Meloni ha già annunciato di non essere disposta a ricevere emendamenti sulla Finanziaria.

“Il Governo – conclude Giuseppe Callisto, del Coordinamento frontalieri della Cgil – non si assume la responsabilità di affrontare l’emergenza del Servizio sanitario nazionale, che a causa dei tagli decennali al Fondo sanitario e delle politiche di privatizzazioni delle regioni di confine, è stato minato alle fondamenta”.

E conclude: “In sede di definizione del nuovo Accordo fiscale italo-svizzero si era concordato con le parti sociali e l’associazione dei Comuni di frontiera di convocare incontri di verifica annuale e un tavolo interministeriale permanente. Quella sarebbe stata la sede per affrontare i contenuti dell’articolo 50 della bozza di Finanziaria. Nessuno di questi impegni è stato mantenuto”. 

Redazione Nurse Times

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