Fermo, aggredì medici e infermieri: tossicodipendente condannato

L’uomo, un 26enne di origine marocchina, era giunto al Pronto soccorso in crisi di astinenza. Ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti.

FERMO – Trasportato in ospedale in crisi d’astinenza, aveva aggredito a calci e pugni medici e infermieri, danneggiando pure la struttura. Fino a quando non erano intervenuti la polizia e gli agenti della sicurezza privata dell’ospedale “Murri”, che lo avevano bloccato e immobilizzato. Era stata una notte di terrore, al Pronto soccorso, per il personale e gli utenti, che si erano trovati a dover fronteggiare Y.H., un tossicodipendente 27enne di Montegranaro, originario del Marocco.

Il giovane ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti. La sua scorribanda era iniziata attorno all’una nella cittadina calzaturiera, dove stava vagando in piena crisi d’astinenza. A un certo punto, verso le 3, aveva accusato un malore e aveva avvisato i sanitari del 118, che erano giunti sul posto, lo avevano caricato in ambulanza e trasportato al Pronto soccorso di Fermo. Qui, in evidente stato di alterazione, aveva dichiarato ai paramedici di essere in trattamento con il metadone al Servizio per le tossicodipendenze e di essere in crisi di astinenza.

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Quando però la triagista del “Murri” aveva chiesto le sue generalità, lui aveva fornito un nome non corretto, che non era risultato nel terminale. Il giovane, colto da un raptus, era passato dalle parole ai fatti, lanciandosi contro gli operatori del Pronto soccorso per aggredirli a calci e pugni. Era subito intervenuto l’agente privato, che aveva cercato di immobilizzare il 26enne. I medici avevano allertato anche gli uomini del commissariato. Questi ultimi, giunti sul posto, avevano bloccato definitivamente il giovane, che era stato sottoposto a un trattamento sedativo. C’erano volute ben sette iniezioni di tranquillante per renderlo inoffensivo.

Redazione Nurse Times

Fonte: il Resto del Carlino

 

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