Errori clinici, quanto incide la stanchezza derivante dalla turnazione su 24 ore?

Se lo chiede uno studio italiano su questo fenomeno, che rappresenta la terza causa di morte negli Usa.

Gli errori di medici, paramedici e personale infermieristico sono la terza causa di morte negli Stati Uniti dopo le malattie cardiovascolari e il cancro. Un recente studio della Johns Hopkins University ha stimato che ogni anno muoiono più di 250mila pe4rsone per questo motivo, ma secondo altre fonti il numero sarebbe di gran lunga superiore (circa 400mila vittime al giorno).

L’errore umano è un fenomeno multi-causale. Tra le cause principali figurano sonnolenza, affaticamento e condizioni stressanti, spesso derivanti dall’ineludibile regime di turnazione su 24 ore. Come è noto, il lavoro notturno si associa a una cronica alterazione del ritmo circadiano. Anche se è inevitabile che sempre maggiori attività lavorative necessitino di essere svolti sulle 24 ore, l’applicazione di principi circadiani può limitarne le conseguenze.

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Si tratta di un problema diffuso anche in Italia, dove poco è stato fatto per risolverlo. In un articolo pubblicato sul proprio blog per Huffington Post lo psicofisiologo Luigi De Gennaro, esperto di disturbi del sonno, spiega di aver intrapreso un vasto programma di ricerca per documentare nella realtà ospedaliera italiana il ruolo dei fattori che sono alla base dell’errore medico. Il programma vede la collaborazione tra il dipartimento di Psicologia e l’Ospedale Sant’Andrea dell’Università di Roma Sapienza e dell’Università di Tor Vergata.

Il primo passo è stato uno studio, appena pubblicato, sul personale infermieristico che lavora a turni. I risultati indicano che, durante il turno notturno (confrontato con quelli mattutino e pomeridiano), si registrano un aumento della sonnolenza e un incremento del senso di fatica. Questi due dati si associano a una deteriorata performance attenzionale degli infermieri, che potrebbe essere alla base degli errori clinici.

Questo ultimo aspetto, però, non è stato valutato direttamente in questo primo studio. A breve saranno presentati i risultati di altri progetti in corso in varie strutture ospedaliere d’Italia e, soprattutto, inizierà la sperimentazione di trattamenti che riducono consistentemente la sonnolenza notturna. Tra questi, la riduzione del numero di ore dei turni notturni, che ha già dato confortanti risultati negli Usa e, soprattutto, l’esposizione alla fototerapia, un trattamento con luce intensa che tutt’oggi è il più diffuso per i disturbi del ritmo circadiano.

In definitiva, lo svolgimento di attività sulle 24 ore è una caratteristica sempre più diffusa e inevitabile. Ma altrettanto inevitabili sono le conseguenze derivanti da quella che viene comunemente chiamata “sindrome dei turnisti”. È compito della ricerca documentare i fattori che sono alla base di questa vera e propria malattia sociale. Ed è sempre compito della ricerca sviluppare trattamenti che riducano l’elevato costo umano e sociale che ne scatutisce.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.huffingtonpost.it

 

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