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Ecostress: tutto quello che c’è da sapere

Rilanciamo l’approfondimento redatto dal dottor Dario Fina (Città di Lecce Hospital) e pubblicato sul sito di GVM Care & Research.

Si chiama ecostress (ecocardiogramma da stress) il test provocativo che, attraverso l’utilizzo di uno stimolo farmacologico, permette di aumentare la contrattilità, la frequenza e il carico di lavoro del cuore, per studiare il comportamento del muscolo sotto stress e valutarne l’eventuale sofferenza clinica. Abbiamo chiesto al dottor Dario Fina, cardiologo tra i responsabili dell’Ambulatorio di Ecostress del Città di Lecce Hospital, come funziona e quali patologie consente di diagnosticare questo esame.

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Per chi è indicato l’ecostress – L’ecostress può essere prescritto per:

  • valutare la funzionalità cardiovascolare e, in particolare, per definire o escludere una cardiopatia ischemica (coronaropatia);
  • follow up in seguito a un trattamento alle coronarie (angioplastica o bypass);
  • controllo in pazienti precedentemente colpiti da infarto;
  • pianificare un intervento di rivascolarizzazione indagando la vitalità miocardica;
  • studiare una valvulopatia, soprattutto aortica, quando l’ecocardiogramma basale presenta dubbi e non si rivela dirimente.

L’esame è particolarmente indicatonei pazienti che, per ridotta mobilità fisica o per un’età avanzata, non possono usufruire del test da sforzo tradizionale con cyclette o tapis roulant, e che presentano:

  • fattori di alto rischio cardiovascolare associati a coronaropatia (ipertensione arteriosa, diabete mellito, dislipidemia, familiarità, fumo di sigaretta, eccesso ponderale);
  • sintomi sospetti per cardiopatia ischemica, come dolore toracico;
  • dubbi risultanti da esami cardiologici di I livello da dirimere.

Come si esegue l’esame – Dopo la raccolta dell’anamnesi, il paziente è predisposto per il monitoraggio della pressione arteriosa e per l’elettrocardiogramma, in funzione durante tutto l’esame, e viene fatto sdraiare sul lettino, dove è sottoposto a ecocardiogramma continuo. In seguito alla somministrazione di un farmaco a dosaggio crescente (solitamente la dobutamina), che sostituisce l’effetto dello sforzo fisico nel paziente, viene valutata la variazione dei parametri clinici e la funzione del cuore nel complesso.

Se durante la somministrazione del farmaco insorgono sintomi che possano suggerire una coronaropatia (come il dolore toracico) e/o si verificano modifiche nella contrattilità delle pareti del cuore (valutata tramite ecocardiografia) e dell’elettrocardiogramma, il risultato suggerisce che nell’area, sotto stress, può verificarsi un’ischemia. In questo caso lo specialista può suggerire di proseguire il percorso diagnostico-terapeutico con una coronarografia. In caso contrario, il risultato è negativo e solitamente non si procede con ulteriori accertamenti. Dopo il test, il paziente viene monitorato, aspettando che l’eventuale stato di sofferenza cardiaca si normalizzi e, in seguito, può tornare alle sue attività quotidiane. L’esame dura dai 30 ai 45 minuti circa.

Preparazione – Prima dell’ecostress il paziente deve:

  • essere a digiuno da 4 ore;
  • non fumare e non assumere caffeina da 12 ore;
  • sospendere, in base alle indicazioni del medico, determinate categorie di farmaci (in particolare i betabloccanti, che possono inficiare con il corretto funzionamento dello stimolante utilizzato e alterare il risultato dell’esame).

Controindicazioni – rattandosi di un test provocativo, come per tutti gli esami simili, durante l’esecuzione possono comparire aritmie, scompensi cardiaci, crisi anginose. L’insorgenza di tali eventi non è frequente. Lo specialista valuta di caso in caso l’opportunità allo svolgimento, escludendo pazienti con importante storia di aritmie, patologia della valvola aortica, asma severa ed altre condizioni a rischio aumentato. Una condizione importante per effettuare l’esame è la presenza di una finestra ecocardiografica accessibile: il cuore e le sue pareti devono essere ben visibili nell’ecocardiogramma, eventualità non sempre possibile a causa di variabilità anatomiche e conformazione fisica del soggetto.

Redazione Nurse Times

Fonte: GVM Care & Research

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