Coronavirus: una minaccia anche per la salute mentale

Secondo gli psichiatri della New York University, una nuova ondata potrebbe causare un incremento delle morti per suicidio e overdose di droga.

Dopo la prima ondata di morti e malati provocati dalla pandemia da coronavirus, ne sarebbe in arrivo una seconda dagli effetti non meno preoccupanti: quella rappresentata dall’aumento dei disturbi di salute mentale, con un probabile incremento anche delle morti per suicidio e overdose di droga. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista Jama dal Dipartimento di Psichiatria della New York University.

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Questa seconda ondata, secondo la ricerca, colpirà principalmente le persone di colore e ispaniche, gli anziani, i gruppi socioeconomici più fragili e gli operatori sanitari. Un ruolo fondamentale è giocato dal disagio sociale, conseguente non solo alle politiche di isolamento e alla quarantena, ma anche alla crisi di occupazione, istruzione, assistenza sanitaria, sicurezza alimentare, trasporti, attività ricreative, culturali e religiose, nionchédella capacità delle reti e comunità di sostegno personale di riunirsi e addolorarsi.

L’articolo riporta anche i dati di un sondaggio condotto a giugno scorso negli Stati Uniti dai Centers for Disease Control (Cdc). Il 40,9% degli intervistati ha riferito almeno un problema di salute mentale, tra cui depressione, ansia, stress post-traumatico e abuso di sostanze, con tassi 3-4 volte superiori a quelli del 2019, mentre il 10,7% ha preso seriamente in considerazione il suicidio negli ultimi 30 giorni.

Secondo i ricercatori, servono strategie di screening e valutazione del rischio di salute mentale, oltre a terapie per chi è a più rischio da lutto prolungato e disturbo da stress post-traumatico, partendo dagli adulti e i bambini che hanno perso un familiare o un amico per Covid-19. A destare preoccupazione sono anche gli operatori sanitari, che vanno sostenuti.

Concorda Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl Roma 2, e coautore del libro Positivi. Ritrovarsi dopo il disagio emotivo della pandemia: “In Italia va implementata la rete sociale e di sostegno, nonostante le restrizioni, e va potenziato il servizio pubblico dei dipartimenti di salute mentale, per cui si investe il 3,5% dei fondi sanitari a fronte della soglia necessaria di almeno il 5%”.

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