Coronavirus, bambini meno a rischio? La Sipps frena

Il presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale, Giuseppe Di Mauro, commenta con un invito alla prudenza i risultati di un recente studio.

“Finché non avremo ripetute certezze dobbiamo agire con cautela e tutela. Una cosa è certa: i bambini possono contagiarsi, sviluppano la malattia, generalmente ma non sempre, in maniera meno grave, ma comunque si ammalano. La ricerca sta facendo passi da gigante in pochissimo tempo, ma gli studi vanno valutati con attenzione”. Così Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps), commenta uno studio pubblicato sulla rivista medica americana Jama.

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La ricerca in questione sostiene che i bambini si ammalano meno grazie ai pochi recettori del virus presenti nel loro naso. “Questo studio – dice Di Mauro – ha suscitato notevole clamore mediatico, sicuramente superiore alle aspettative degli stessi autori. Le cose, però, non sono così semplici e lineari. Davvero la differenza sta solo nel numero di recettori? Esiste un cut-off al di sotto del quale questo rischio è ridotto o nullo? Che ruolo giocano gli altri recettori ACE2 a livello dei pneumociti. E quelli solubili presenti nel plasma? Altri fattori tuttora ignoti? Ancora troppe le domande”

.

E ancora: “I ricercatori hanno formulato un’ipotesi, ma la risposta potremo averla solo dalla realtà, dai dati epidemiologici dei contagi, quando i bambini saranno riammessi in comunità e riprenderanno la frequenza scolastica. Noi tutti speriamo, naturalmente, che queste ottimistiche ipotesi vengano confermate, ma fino ad allora dobbiamo attenerci alla massima cautela. Abbiamo ancora sotto gli occhi le conseguenze di valutazioni troppo frettolose e superficial”.

Conclude il presidente Sipps: “Dobbiamo essere fiduciosi ma rigorosi, lasciandoci guidare dai dati epidemiologici della realtà italiana. A tal fine chiediamo che sia messa a punto un’efficace strategia di controllo dei contagi sul territorio, con linee guida appropriate non solo sulla modalità della frequenza scolastica, ma anche sulla gestione delle riammissioni a scuola in caso di assenza per patologia”.

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