ASSISTENZA DOMICILIARE IN PRIMA LINEA PER LA NOSTRA SALUTE

La persona deve sempre essere al centro del processo di cura, ogni singola persona nella sua diversità.

Per noi che da anni siamo accanto ai nostri assistiti, curare la persona, conoscerla, dare i servizi sanitari più appropriati basati sulle conoscenze scientifiche più aggiornate è un modo di essere. Queste sono anche guide fondamentali della nostra Assistenza Domiciliare.

L’assistenza domiciliare è l’erogazione coordinata di prestazioni sanitarie e socioassistenziali sul territorio, consentendo la presa in carico di pazienti complessi, anche terminali. Esprime un modello di sanità non ospedalizzato e più rispondente ad un’esigenza di umanizzazione delle cure.

L’assistenza domiciliare è cura della salute a casa, attraverso un percorso integrato che porta nelle abitazioni non solo medici, infermieri, fisioterapisti operatori sociosanitari, ma anche protocolli scientifici e tecnologia sanitaria avanzata.

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Curare a casa chiede la capacità di confrontarsi con tante e differenti storie umane, di frequente ricche di esperienza, come quelle dei nostri anziani. L’assistenza domiciliare è un percorso sanitario e umano partecipato, nel quale i nostri professionisti stanno al fianco della persona fragile, comprendendone la sofferenza e rispettandone i desideri. Da qui la necessità di una formazione continua degli operatori, capace di andare oltre il semplice aggiornamento professionale per sviluppare anche l’aspetto della relazione interpersonale.

I professionisti dell’assistenza domiciliare, entrano nelle case, acquisendo una comprensione completa del bisogno del paziente e della sua famiglia, curando non solo l’aspetto sanitario, ma anche quello sociale. Gli Enti Gestori del servizio diventano così le “sentinelle” del territorio, coinvolgendo se del caso altri attori nel percorso di presa in carico.

L’assistenza domiciliare permette la reale presa in carico della domanda di salute. L’ospedale è un punto di riferimento importante per i cittadini affronta gli stati acuti i momenti di grave emergenza, ma oggettivamente rappresenta solo una parte dei percorsi di cura.

Si parla molto di integrazione ospedale- territorio, ma la sanità lombarda sembra ancora troppo “schiacciata” sulle strutture ospedaliere. L’integrazione resta così una semplice dichiarazione di principio, ed è un peccato perché senza l’assistenza domiciliare sono gli stessi ospedali che rischiano di soffocare. 

Valorizzare l’assistenza domiciliare, portare la sanità nelle case, consentirebbe la riduzione delle ospedalizzazioni improprie, con sensibili miglioramenti della qualità di vita dei pazienti e porterebbe ad un incremento significativo dell’efficienza della spesa pubblica. Le dimissioni protette garantiscono una continuità delle cure al termine del ricovero ospedaliero. Personale qualificato aiuta il paziente e i suoi familiari ad affrontare in sicurezza il rientro a casa, che diventa così possibile anticipare.

L’organizzazione della sanità deve essere ripensata a partire dal bisogno della persona, è necessario superare la logica “verticale” delle cure, intese come una sommatoria di singoli atti diagnostici e terapeutici da eseguire in modo indipendente o frazionato.

Riconoscere all’assistenza domiciliare il suo ruolo significa dunque rimettere il cittadino al centro dei processi di cura, riconoscendogli la libertà di scegliere il proprio percorso di vita nei servizi, e non semplicemente di trovare l’ospedale in cui farsi ricoverare.

La scelta di ricoverare dovrebbe essere fatta solo quando c’è davvero bisogno, ma non sempre è così. 

Gli ospedali sono purtroppo stati anche focolai di infezione, quando facevano tamponi ai casi sospetti o quando nelle loro strutture vi erano pazienti infetti troppo vicini ad altre persone, con il risultato di infettare anche chi non lo era. Questo non sarebbe successo se i tamponi fossero stati prelevati al domicilio.

Sarebbe pure stato utile potere seguire l’evoluzione dei sintomi dei pazienti nelle proprie case in modo da una parte di evitare il ricovero per i casi lievi e dall’altra trasferire in ospedale i casi gravi in tempo. 

Forse stiamo facendo lo stesso errore con i test sierologici che si stanno avviando in questa fase. E’ meglio effettuarli a casa invece di invitare persone, potenzialmente infette, ad andare negli ambulatori.

Un servizio sanitario organizzato in questo modo avrebbe salvato vite e reso il lavoro negli ospedali meno difficoltoso già nei primi giorni della pandemia.

Dopo questa esperienza pandemica dire che vi sono buone ragioni per ripensare l’organizzazione del sistema sanitario regionale è una ovvietà che se non fatta pone a rischio la sicurezza e la salute di tutti noi e questo, siamo convinti, non è ciò che vuole il Presidente della Regione, ANZI siamo convinti che darà ascolto, insieme all’Assessore al Welfare, ai bisogni e alle richieste dei cittadini e ai suggerimenti della razionalità.

Come già detto in un mio articolo precedente, l’assistenza domiciliare è fondamentale e quindi deve essere potenziata.

Michele Mennillo

Presidente Gruppo Paxme

Redazione Nurse Times

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