Questo esile prolungamento intestinale, non sembra avere alcuna funzione nell’uomo; nonostante ciò, quando viene colpita da un processo infiammatorio, l’appendice può mettere a repentaglio la salute dell’intero organismo, come ben sapranno tutti coloro che hanno dovuto farsela asportare con carattere d’urgenza.
L’appendicite è una malattia frequente a qualsiasi età, sia negli uomini, sia nelle donne, anche se si manifesta prevalentemente tra i 6 e i 30 anni. Raramente si riscontra in bambini al di sotto dei 4 anni di età.
L’infiammazione dell’appendice è spesso conseguente all’ostruzione della sua cavità interna (il cosiddetto lume) che determina il ristagno del muco e dei batteri normalmente presenti e la formazione di pus. In assenza di un rapido intervento medico, l’appendice può perforarsi e diffondere pus e feci all’interno dell’addome provocando un ascesso o la temibile peritonite, vale a dire la diffusione dell’infezione alla membrana che riveste la cavità e gli organi addominali.
L’appendicite, dunque, rappresenta un’emergenza medica. La cura, nella maggior parte dei casi, consiste nell’intervento chirurgico di rimozione dell’appendice.
I disturbi (sintomi) provocati dall’appendicite possono essere diversi e più o meno evidenti a seconda della posizione e della grandezza dell’appendice. Quelli più frequenti e caratteristici includono:
Se compaiono disturbi riconducibili all’appendicite, è fondamentale recarsi velocemente dal medico per capire cosa li causi ed evitare, nel caso siano dovuti all’infiammazione dell’appendice, che possa rompersi causando una peritonite. Ciò può avvenire anche nell’arco di 12-24 ore.
La causa principale dell’appendicite è la presenza di materiale intrappolato all’interno della piccola cavità presente all’interno dell’appendice. Si tratta per lo più di muco denso, feci piccole (coproliti), parassiti intestinali (nei bambini, la presenza di ossiuri), residui di cibo o altri corpi estranei. Tali sostanze, dunque, non potendo fuoriuscire dall’appendice, con il passare del tempo provocano la moltiplicazione di batteri, la formazione di pus, il rigonfiamento ed arrossamento delle pareti e la diminuzione del flusso di sangue ai tessuti.
Tutto ciò può aumentare il rischio di rottura o perforazione dell’appendice ed il conseguente passaggio di feci e pus nell’addome causando una peritonite, vale a dire la diffusione dell’infezione alla membrana che riveste la cavità e gli organi addominali. In alcuni casi, il pus rimane localizzato vicino all’appendice e si forma il cosiddetto ascesso appendicolare.
In genere, l’appendicite può essere facilmente accertata (diagnosticata) a partire dalla comparsa dei primi disturbi (sintomi) dolorosi, dallo stato generale di salute e da una accurata visita medica. Durante la visita il medico esamina l’addome e verifica se premendo in corrispondenza della sede dell’appendice (parte in basso a destra dell’addome) il dolore peggiora. Poi pone domande specifiche sulla comparsa dei disturbi e sulla loro tipologia e, se lo ritiene necessario, prescrive un’analisi del sangue, l’emocromo, e delle indagini strumentali come l’ecografia e, seppur più raramente, la TAC. L’emocromo è utile per verificare il numero dei globuli bianchi che, in caso di appendicite, risulta notevolmente superiore ai valori normali. L’ecografia e la TAC consentono di confermare la presenza dell’infiammazione dell’appendice. La TAC addominale è utilizzata soprattutto nelle persone obese o per chiarire dubbi.
Disturbi (sintomi) simili a quelli tipici dell’appendicite possono comparire anche in caso di altre malattie quali, ad esempio, la gastroenterite (se è presente diarrea), le infezioni delle vie urinarie, le malattie delle ovaie e delle tube, la gravidanza extrauterina nelle donne, il blocco intestinale, la stitichezza. Di conseguenza, per identificare la causa dei disturbi possono essere prescritti anche l’esame delle urine, per escludere un’infezione urinaria o, in caso di donne in età fertile, il test di gravidanza per essere certi che non si tratti di una gravidanza extra-uterina.
Anche il morbo di Crohn può causare disturbi simili ma, in questo caso, durano nel tempo (cronici) e sono accompagnati spesso da perdita di peso e diarrea.
La scelta della cura (terapia) più adatta per l’appendicite dipende molto da alcuni fattori come lo stato di salute generale, l’età, le malattie avute in precedenza, il possibile pericolo di rottura dell’appendice con conseguente rischio di peritonite.
La cura (terapia) più frequente, per evitare che l’appendice possa rompersi, consiste nella sua rimozione chirurgica (intervento chirurgico di appendicectomia). Poiché l’appendice non svolge alcuna indispensabile funzione nell’organismo, la sua mancanza non provoca problemi.
Se si sospetta di avere l’appendice infiammata è consigliabile non bere e non mangiare in modo da essere pronti ad un eventuale intervento chirurgico. Inoltre, non bisogna prendere farmaci antidolorifici, calmanti o antibiotici perché potrebbero mascherare i segnali della sua presenza. Se compaiono dolori localizzati a destra dell’addome, in basso, e dopo alcune ore non diminuiscono, pur restando a digiuno o andando di corpo, è bene rivolgersi subito al medico curante, o al pronto soccorso, per verificarne la causa. Accertare rapidamente l’appendice infiammata consente di intervenire e di evitare che possa rompersi diffondendo l’infezione nell’addome e provocando una peritonite (infiammazione della membrana che riveste la cavità e gli organi addominali).
Entrambi gli interventi prevedono l’anestesia generale e, a volte, la rimozione dei punti di sutura e l’analisi in laboratorio dell’appendice prelevata. Ciò serve a verificare la presenza di infiammazione, di un’eventuale infestazione da ossiuri (Enterobius vermicularis) e per escludere tumori (carcinoidi) o altre malattie come, ad esempio, il morbo di Crohn.
In ogni caso, l’appendicectomia è un’operazione risolutiva e piuttosto comune, senza particolari o gravi complicazioni post-operatorie. Tuttavia, come tutti gli interventi chirurgici, presenta alcuni rischi. Essi includono:
Una possibile alternativa alla chirurgia d’emergenza, nel caso in cui i medici decidano di non operare immediatamente, può essere rappresentata da una terapia antibiotica e dall’uso di una borsa di ghiaccio. Tuttavia, l’intervento chirurgico rimane l’unica terapia di tipo risolutivo.
Una dieta varia ed equilibrata, un’alimentazione con un giusto contenuto di fibre, un sano stile di vita, il mantenimento di un corretto peso corporeo e lo svolgimento di una regolare e frequente attività fisica, possono sicuramente aiutare a prevenire il rischio di numerose malattie tra cui anche l’appendicite. Una buona, lenta ed accurata masticazione dei cibi, inoltre, aiutando a facilitare la digestione può contribuire a mantenere un buon funzionamento dell’intestino e, dunque, ad evitare la comparsa di alcuni problemi, tra cui la stitichezza, che potrebbero favorire la formazione di piccole feci dure (coproliti) spesso responsabili dell’ostruzione dell’appendice.
Se non curata per tempo, l’appendicite può portare a delle serie complicazioni che includono:
Se si sospetta di avere l’appendicite è molto importante, nell’attesa di un intervento medico, non cercare di ridurre i dolori prendendo farmaci antidolorifici o calmanti poiché potrebbero mascherare i segnali dell’infiammazione rendendo più difficile per il medico scoprirne le cause.
Inoltre, è bene evitare di mangiare e bere nell’attesa di essere visitati dal medico dato che, nella maggioranza dei casi, se si tratta di appendicite sarà necessario un’intervento chirurgico urgente.
Nel periodo successivo all’operazione bisogna evitare di fare il bagno o la doccia fino a che la ferita non sarà ben chiusa. Inoltre, è consigliabile aspettare dalle 3 alle 4 settimane prima di poter riprendere, in modo prudente e graduale, a svolgere attività fisica. In alcuni casi, potrebbe essere necessario prendere degli antibiotici o sottoporsi a specifiche medicazioni.
Da un punto di vista dell’alimentazione, saranno da preferire cibi liquidi come brodo, succhi di frutta o di verdura, tisane. Sarà bene, invece, evitare alimenti che producano gas come legumi o formaggi stagionati.
A seguito della rimozione chirurgica dell’appendice (specialmente in caso di peritonite) è utile seguire un periodo di riposo in modo da concedere all’organismo il tempo per rimettersi in forma prima di poter riprendere (gradualmente e con prudenza) le attività di tutti i giorni.
Nelle 24-72 ore successive all’intervento chirurgico non si dovrà bere né mangiare; l’idratazione avverrà per via endovenosa. Solo dopo questo periodo si potrà ricominciare con gradualità prima a bere poi a mangiare.
Per prevenire infezioni alla ferita, sarà necessario medicarla regolarmente evitando di bagnarla prima che sia ben rimarginata. Il medico deciderà inoltre quanto e se prolungare la terapia antibiotica.
Redazione NurseTimes
Fonte: ISS
Foto: www.biomediccenter.com
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