Regionali

Anche in Friuli turni aggiuntivi a 100 euro l’ora per i medici mentre agli infermieri solo 50 euro

Turni aggiuntivi e tariffe orarie per medici e infermieri: esulta il Nursind. Il segretario Afrim Caslli “così si può evitare la fuga dei professionisti nel privato “Ci sono strutture di assistenza in grave difficoltà, ora possiamo dare una mano. Togliere l’esclusività agli infermieri, come avviene per i medici”

“Avere la possibilità di lavorare, nelle giornate libere da impegni con il servizio pubblico in altre strutture socio sanitarie, è un fatto assolutamente positivo. È un’operazione di grandezza enorme, per noi è fondamentale” aggiunge Afrim.

Il segretario del Nursind di Udine Afrim Caslli è soddisfatto per l’ok da parte del governo ad alcuni interventi della legge Omnibus della Regione Friuli Venezia Giulia, tra cui il riconoscimento economico alle prestazioni aggiuntive, pari a 50 euro l’ora per gli infermieri e 100 euro l’ora per i medici.

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Il governo ha quindi riconosciuto, almeno in parte, gli interventi previsti dalla legge regionale Omnibus che fissa a 100 euro il valore orario delle prestazioni aggiuntive effettuate dai medici e a 50 euro quelle degli infermieri impiegati nei servizi di emergenza – urgenza, fino alla fine del 2023.

La norma faceva parte del pacchetto impugnato da Roma, comprensivo anche delle norme sull’utilizzo dei medici specializzandi in corsia fin dal primo anno, dell‘eliminazione dell’esclusività del lavoro infermieristico e della destinazione delle risorse per il personale.

Il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi ha precisato che “il provvedimento adottato dalla Regione specifica che le tariffe saranno applicate anche per i turni aggiuntivi dei medici e degli infermieri operanti nei reparti in cui si registrano più tassi di assenza.

“Come sindacato degli infermieri chiediamo da tempo un passo della politica in questa direzione, cioè che anche alla categoria che rappresento sia consentito di derogare dal diritto di esclusiva che è attualmente ancora in vigore – aggiunge Caslli -. Quello di riconoscere la possibilità di prestazioni aggiuntive è un primo passo. Da circa un anno e mezzo per risolvere il grande problema della carenza degli infermieri bisogna avere elasticità mentale, sia da parte dei direttori delle aziende che della politica. Con le nuove disposizioni abbiamo infermieri che non vanno più via dalle aziende pubbliche, questo è il primo passo per fermare l’emorragia verso il privato.

Semplicemente consenti loro la possibilità di guadagnare un pò di più, pur mantenendoli nelle aziende pubbliche, senza che si dimettano.

Alla Quiete di Udine, per esempio, mancano 8 infermieri, come vanno a gestire tutto? Se il professionista, nel suo giorno di riposo, va a fare la libera professione alla Quiete, tutti sono contenti. Siamo molto soddisfatti dell’intesa, ringraziamo tantissimo l’assessore Riccardi che ci ha ascoltato in questi mesi. Da una parte si premia e si valorizza la categoria che tanto ha fatto, siamo circa 9 mila professionisti che operano in Friuli Venezia Giulia, tra aziende pubbliche, ospedali, Rsa e case di riposo. Solo in Asufc lavorano 3.100 infermieri

, ma qua abbiamo una carenza grave, ne mancano 800, 900 e altri 200 colleghi negli ultimi mesi si sono dimessi per andare a fare la libera professione o a lavorare nel privato. Inoltre ci sono stati i pensiona menti di altre decine di persone, senza alcuna sostituzione.

Riccardi è stato precursore, spero che il Parlamento prenderà spunto dal Friuli Venezia Giulia, per far sì di togliere l’esclusività agli infermieri, come avviene per i medici. I 50 euro, la tariffa oraria, in questo momento, è un primo passo. Per noi adesso l’importante è riuscire a togliere l’esclusività, poi in futuro verrà il tempo di discutere di eventuali compensi.

C’è una soddisfazione enorme, speriamo che venga applicata questa norma nell’immediato, già da domani. Dobbiamo provare a fare subito le convenzioni con le case di riposo e con altre strutture. Vogliamo dare un contributo per aiutare la sanità, altrimenti ci troveremo il pubblico senza infermieri.

Abbiamo uno stipendio di 1.400, 1.500 euro nel servizio pubblico, il privato a volte offre anche il triplo, è chiaro che poi i professionisti fanno due conti e decidono per il meglio come carriera e come vita personale.

La politica ha fatto qualcosa di concreto nei confronti della categoria, noi non siamo eroi, ma chiediamo rispetto. Quello della Regione è un passo da gigante, speriamo che l’iniziativa coraggiosa della giunta sia portata a livello nazionale e votata dal Parlamento”, conclude il segretario del Nursind.

Redazione NurseTimes

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