Adelfia (Bari), abusi sugli anziani e oss che fanno gli infermieri nella Rsa: intervengono i Nas

Rilanciamo un’inchiesta in più parti del Quotidiano Italiano sulla grave situazione della residenza Casa Caterina.

“Il direttore sanitario è presente regolarmente”, “Vengo due o tre volte a settimane”, “Io, personalmente, non l’ho mai visto in struttura”. Tre risposte diverse alla stessa domanda: in quali occasioni è presente il direttore sanitario nella residenza per anziani Casa Caterina di Adelfia (Bari)? Non lo abbiamo ancora capito, nonostante aver trascorso un’intera mattinata a fare domande.

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Ciò che appare evidente è che qualcosa accade, e non è sempre nel pieno rispetto degli anziani ospiti. E a conferma del nostro presentimento siamo venuti a conoscenza della denuncia fatta da un dipendente e un ex dipendete della struttura. Una preoccupazione tanto plausibile da spingere i carabinieri del Nas a fiondarsi ad Adelfia nel giro di poche ore, mentre noi eravamo lì a cercare di capire.

Arrivano in quattro per comprendere quale sia la reale situazione nella struttura per anziani di Adelfia. Fanno accertamenti a cominciare dalle 10 del mattino e restano fin dopo mezzogiorno, quando decidiamo di andare via dopo aver raccolto il solito paio di minacce di querela e una decina di testimonianze: dipendenti, ex dipendenti, l’attuale direttore (stando a quello che ci viene raccontato), l’ex direttore di fatto, il direttore sanitario “facente funzione”, la segretaria e alcuni ospiti. Alcune delle dichiarazioni sono sconcertanti e traccerebbero uno scenario inquietante, in attesa di conoscere i risultati dell’accertamento dei Carabinieri del Nas, che erano già stati a Casa Caterina circa un mese fa, ma al netto di qualche prescrizione non era emerso niente di particolarmente grave.

Il primo intervento dei Nas – Ma andiamo con ordine. Tutto ha inizio ai primi di agosto, quando riceviamo la chiamata di un’operatrice socio-sanitaria della Rsa Casa Caterina di Adelfia. “Ho foto di materassi in condizioni indecenti, ma voglio restare anonima perché ho paura di perdere il lavoro”. Poi un’operatrice, forse la stessa, con la voce camuffata denuncia a TeleBari alcune presunte inefficienze. Com’è ovvio i colleghi della tivù sentono la voce dei vertici della struttura. A quel punto decidiamo di andare fino in fondo, perché in questo lungo periodo di pandemia troppe volte siamo stati costretti a raccontare storie di abusi e nefandezze ai danni degli anziani ospiti.

Stando a quello che veniamo a sapere, i problemi a Casa Caterina sarebbero cominciati quando sono comparsi i primi problemi di natura amministrativa. Pochi infermieri, operatori socio-sanitari in malattia a causa del forte stress, problemi con la somministrazione delle terapie agli anziani e condizioni igieniche discutibili sono alcuni dei presunti problemi registrati all’interno della struttura.

La società, o per meglio dire ciò che ne resta, difende a spada tratta il suo operato, ma veniamo a conoscenza di un’ispezione dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione (Nas), avvenuta pochi mesi fa. Chi ha deciso di parlare con noi è sicuro che la situazione già allora fosse preoccupante, e quindi i militari non avrebbero mai potuto non accorgersi di quanto stesse accadendo. Quale ispezione è stata fatta? La struttura è stata passata al setaccio? È stata elevata una sanzione? Cosa c’è scritto sul verbale rilasciato al termine dell’accertamento? Possibile che le condizioni fossero idilliache in quel periodo, fino a precipitare in questo modo nelle ultime settimane? Sono alcune delle domande alle quali parenti degli ospiti e alcuni dipendenti scrupolosi vorrebbero risposte coerenti.

Entrando nel dettaglio, possiamo con una certa precisione sostenere che ci sarebbero 11 operatori soci-sanitari impegnati costantemente nei turni di lavoro. Sette sarebbero quelli in malattia e due in ferie, proprio in conseguenza della decisione di pagare gli stipendi con acconti. Il malcontento è palpabile, così come evidente è la carenza di infermieri. Il 26 luglio scorso, poi, si è dimesso il direttore sanitario, ma a quanto pare l’amministratore avrebbe deciso di non rimpiazzarlo. Ultimamente c’è stato il caso di positività al Covid di una dipendente, che ha comunicato l’accaduto alla Asl.

Dai documenti sarebbe emersa l’accettazione di un anziano nonostante la struttura fosse chiusa per quarantena. Da almeno cinque giorni, poi, i parenti sarebbero senza informazioni relative ai propri cari. Alcuni di loro si sarebbero presentati davanti alla struttura, ma non sarebbero comunque riusciti a entrare. C’è anche il caso di un ascensore rotto da oltre un mese, che non viene riparato. Il guasto starebbe creando diversi problemi anche al secondo elevatore, bloccatosi in diverse occasioni. In tanti si chiedono cosa accadrebbe nel caso di un incendio e come questa situazione possa essere sfuggita ai Nas.

Ma c’è un fatto che, se accertato, sarebbe ancora più grave. Non si tratta solo del caso Covid positivo e dell’accettazione dell’anziano ospite, nonostante la quarantena. Almeno non sarebbe solo quello. Il 3 agosto scorso, quello che firma dichiarandosi direttore sanitario di Casa Caterina avrebbe siglato il certificato di avvenuta morte di una 80enne, registrata intorno alle 2 di quella notte. Secondo quanto ci risulta, chi firma a quella data non era direttore sanitario. Il titolare si era infatti dimesso il 26 luglio scorso senza essere stato sostituito. Se le cose stessero così, a che titolo il medico avrebbe firmato quel certificato?

I vertici di Casa Caterina denunciano la cronica assenza di infermieri, chiedono addirittura di intercedere con la Regione per sopperire a tale mancanza, riguardante diverse strutture non solo quella di Adelfia. Una cosa è certa, i racconti che ci vengono forniti non tornano rispetto a quanto dichiarato dai vertici di Casa Caterina. Un buon motivo per una nuova ispezione. Solo in questo modo si potrebbero scongiurare eventuali conseguenze negative per gli ospiti, mettendo così a tacere le voci che da troppo tempo circolano sulla discutibile gestione della struttura.

Tornando ai giorni nostri – E la nuova ispezione arriva nei giorni scorsi. Da un lato la difesa della proprietà, convinta ci sia una macchinazione nei suoi confronti, costruita da chi rema contro ed è stato licenziato “perché non aveva voglia di lavorare”. Dall’altro la denuncia al Nas e il grido d’aiuto e il senso di colpa di tanti dipendenti, in alcuni casi ancora in servizio nella struttura. Ed è proprio uno di questi ultimi a rilasciare le dichiarazioni più forti, quelle che potrebbero costargli caro, persino il lavoro: “Ho l’audio di un’anziana che mi chiede aiuto. Non ho fatto niente ed è morta prima che potessi fare qualcosa”. Lo dice in lacrime, mentre lo intervistiamo col volto coperto. La paura è tanta.

La cosa più grave, per ammissione dello stesso direttore sanitario, sono gli operatori socio-sanitari che si sostituiscono agli infermieri nella somministrazione delle terapie, negli accessi venosi, nelle medicazioni, anche particolarmente delicate, o nella gestione dei cateteri. E proprio a causa di un catetere maneggiato da un oss sarebbe deceduto un anziano. Tutti fatti che meritano attenzione.

Senza contare le mani, le gambe e le braccia martoriate da accessi venosi fatti da chi si sarebbe dovuto limitare a spostare, lavare e cambiare gli anziani. I Nas hanno anche controllato il resto delle accuse presenti nella denuncia, arricchita da turni, ordini di servizio, fotografie e altro materiale a supporto. L’ascensore rotto, una porta tagliafuoco fuori uso, estintori non revisionati, dubbi sulla conservazione di attrezzature e medicinali o sulla originalità di alcuni attestati degli oss in servizio. E poi la mancanza degli infermieri, i turni scoperti, il ruolo del direttore sanitario e altro ancora.

Siamo convinti debba essere fatta chiarezza nel più breve tempo possibile, per il bene di tutti, anche di Peppino, l’anziano sulla sedia a rotelle che ci ha raggiunti al cancello mentre facevamo domande. L’uomo è apparso stremato, insoddisfatto. Non ci risulta sia interdetto e la sua reazione – ha accolto a colpi di stampella in testa gli operatori mandati a recuperarlo – ci ha lasciato molto perplessi, così come il resto del suo discorso. Deve prevalere l’interessare degli ospiti, le beghe amministrative tra nuovi e vecchi componenti della compagine societaria vanno risolte in altre sedi.

Redazione Nurse Times

Fonte: il Quotidiano Italiano

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