Le strutture sanitarie sono rischiano quotidianamente il collasso. Una situazione drammatica in tempi di emergenza da coronavirus che è però frutto di anni di tagli alla sanità. A pagharne in prima persona gli infermieri. In un mese si sono contagiati in 27.000 professionisti nella Sanità.
“Gli infermieri sono a rischio perché sono anche la componete più vicina al paziente 24 ore su 24. A questo, però, va aggiunto il fatto che molti colleghi stanno compiendo turni in maniera eccessiva e senza recupero psicofisico, in queste condizioni di stress basta un attimo di distrazione per contagiarsi” dice Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche rispondendo alle domande di TgCom24.
Adesso, la carenza del personale si fa sentire in maneira prepotente. Serve un piano straordinario di assunzione medici infermieri? “Il problema di oggi, – risponde Mangiacavalli, – affonda le radici nel passato: errori di programazzione nella formazione, di valutazione e tagli sul personale. Le persone che hanno lasciato il servizio negli anni si sono portati via anche le loro competenze, che non hanno potuto passare ai più giovani”.
Nell’immediato, però, tamponare è necessario. “Oggi non ci sono infermieri sul mercato – spiga Mangiacavalli – molti colleghi hanno deciso di andare a lavorare all’estero dove è garantito uno sviluppo di carriera e un riconoscimento delle competenze che in Italia manca. E, quindi, bisogna far tornare accessibile la professione infermieristica. Oggi chi si laurea a novembre sarà inserita nel sistema, ma non sarà sufficiente a colmare il vuoto che si è creato. Come Federazione, ovviamente, rigettiamo le ipotesi di utilizzo degli studenti, sia perché sono persone anora in formazione, sia per una questione di sicurezza nei confronti delgi assistiti. Non è una strada percorribile nemmeno attribuire funzioni infermieristiche ad altri professionisti“.
“Credo si tratti di riflettere su una revisione dei modelli organizzativi andando a definire le priorità da garantire e ragionare su una modifca di alcuni aspetti normativi che non consentono agli infermieri di esercitare oltre il loro orario in altre attività” conclude Barbara Mangiacavalli.
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